No, stavolta no.
Non sono d’accordo, anzi: sono totalmente in disaccordo con Sandro Mariani, Dino Pepe e Giovanni Cavallari.
Totalmente.
Mi succede di rado, quasi mai, per quello che riguarda Mariani (del quale apprezzo invece l’impegno oppositorio) e Pepe (del quale apprezzo il garbo), quasi sempre con Cavallari (del quale politicamente apprezzo quasi nulla), ma stavolta è successo.
La lettera che hanno inviato al Direttore Generale della Asl di Teramo, Maurizio Di Giosia, all’Assessore Regionale alla Sanità Nicoletta Verì e alla direttrice del Dipartimento Sanità della Regione Abruzzo, è un errore.
E anche uno schiaffo alla democrazia.
A cominciare dall’oggetto: “richiesta chiarimenti Asl Teramo / società trade service”, che si riferisce ai manifesti apparsi sugli schermi pubblicitari dell’ospedale, relativi al Consiglio Comunale Straordinario sul Commercio previsto per il 15 maggio.
Anzi: che era previsto per il 15 maggio, ma di questo vi dico alla fine.
Leggiamo la lettera dei tre consiglieri regionali: «Sì fa seguito ai manifesti apparsi nell’ingresso e nell’androne del presidio ospedaliero Mazzini di Teramo, con i quali la cittadinanza veniva incitata a prendere parte al consiglio straordinario sul commercio, previsto per il prossimo 15 maggio, e sui quali campeggiava centralmente la scritta “sobillatoria” recante:” Sindaco, il tempo è scaduto”…».
Sobillatoria?
Una lecita manifestazione di protesta, legata all’evidentissimo stato di crisi del commercio, con un richiamo dei cittadini al Primo Cittadino, è sobillatoria?
Cioè invitava “subdolamente alla rivolta” il popolo degli anziani in attesa di un prelievo o quello dei pazienti tra i reparti?
Quei manifesti, che esortavano alla più nobile della azioni civiche, cioè la partecipazione ad un Consiglio Comunale, erano “sobillatori”?
Si sfiora il delitto di lesa maestà, quasi ipotizzando il dogma dell’intoccabilità del Sindaco.
E ancora, i tre consiglieri chiedono: «… copia del contratto/convenzione, eventualmente in essere, tra la società trade service, proprietaria dei manifesti pubblicitari in parola , e codesta spettabile azienda sanitaria. Detta richiesta trae ragion d’essere dalla volontà di analizzare e porre in esame i contenuti della stessa al fine di rilevare clausole che consentano la revoca, in danno, della convenzione medesima, in ipotesi di pubblicità decontestualizzate e/o propagandistiche e/o dal tenore pseudo / politico, peraltro prive delle necessarie e propedeutiche autorizzazioni da parte della direzione sanitaria...»,
“Decontestualizzate e/o propagandistiche e/o dal tenore pseudo / politico”?
Un invito a partecipare ad un Consiglio Comunale?
Gaber cantava: libertà è partecipazione, vale ancora o ai pazienti del Mazzini è negata la possibilità di partecipare?
Perché quei manifesti, quello erano: un invito alla partecipazione, quindi un'esortazione sì, ma ad un esercizio di libertà, non un attacco politico.
Non c’erano partiti, o esponenti politici, ma cittadini commercianti che volevano far sentire la loro voce.
Volevano, perché non potranno.
Quel Consiglio, non si farà.
E’ stato annullato… e rimandato.
Al 28 maggio e, benché i commercianti avessero chiesto in ogni modo di organizzarlo di giovedì pomeriggio, per poter partecipare tutti, la gianguideria ha deciso di farlo il mercoledì mattina.
Com’era la storia della partecipazione?
Non è questione di manifesti, qui di manifesta c’è solo l’ormai acclarata mancanza di percezione della classe politica regnante su quello che accade in città, perché mentre i gianguidici s’indignano, i “sobillatori” chiudono i negozi.
ADAMO