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Libero il campo (e in questo caso anche la tavola) da ogni sospetto di moralismo religiosante, chi mi legge sa quanto sia poco profonda la mia fede, il che non vuol dire che io non riconosca l’esistenza di un “bene” e di un “male” e di persone che, nella storia, sono stati capaci di catalizzare l’uno e l’altro, consegnandoci esempi di vite sante o mostruose. Per questo, coltivo un mio intimo sentire con Padre Pio. È con la Chiesa in quanto istituzione, che non riesco ad avere un rapporto cordiale, anzi: tutto quello che si muove sotto le insegne del Vaticano, mi genera un senso di immediata sfiducia.
Tutto questo cappello iniziale, per dire che non ho avuto alcuna indignazione religiosa, né pulsioni all’invocare un anatema, quando ho visto il manifesto della Festa patronale di San Gaetano, che si terrà a Fontanelle di Atri dal 7 al 10 agosto, nel quale l’icona del Santo, con l’immancabile Bambino Gesù, che richiama l’estasi mistica nella quale il religioso vide il parto della Vergine, si accompagna ad un trittico assai meno religioso: frittella, panino con salsiccia e panino con porchetta. 

La mistica… e la mastica.

Nessuna indignazione religiosa, ripeto, ma solo l’inevitabile sottolineatura di una sgradevolissima caduta di gusto. E per gusto, ovviamente, intendo quello che si richiama al garbo dei modi, all’eleganza dei gesti, perché l’altro, quello che invece delizia la gola, credo che di questa immagine possa compiacersi.

No, nessun dubbio: questa sorta di immaginetta frittellata, di santino salsicciato, di icona imporchettata, è brutta e sbagliata, perché - comunicativamente parlando - confonde i piani, ma non lo fa per scelta (altrimenti sarebbe stata una trovata geniale, ai limiti di una provocazione da pop art), anzi: lo fa quasi con un intento didascalico, sfumando i toni tutti sulla dominanza del “color saio”, appiattendo i contrasti, eliminando le ombre, quasi a voler mettere sullo stesso piano il sacro e il profano, in un gioco di richiami che rende la frittella terribilmente simile all’aureola di San Gaetano.
E viceversa.

Un appiattimento cromatico - comunicativo che si deve, temo, ad uno dei mali del momento, quello sì meritevole di anatema, e cioè il ricorso costante all’IA, l’intelligenza artificiale che con una app semplice semplice ti crea l’immagine che vuoi.

Anche quella di un Santo impaninato.

Che tra l’altro, non c’entra nulla con la vita del Santo.

Fosse stato il patrono dei fornai, o dei salumieri, o dei porchettai (ammesso che ci sia un santo patrono dei porchettai), l’avrei capito.
E l’avrei capito anche se invece di frittelle e panini, ci fossero state pizza, sfogliatelle e babà, visto che San Gaetano è compatrono di Napoli con San Gennaro.

L’avrei capito, ma il manifesto sarebbe stato comunque sbagliato.

Per la cronaca, poi, San Gaetano Thiene, è il protettore dei lavoratori e dei disoccupati, ed è in qualche modo legato anche all’Abruzzo, visto che fondò l’ordine dei Chierici Regolari Teatini, così chiamato perché il co-fondatore era vescovo di Chieti.

Queste cose le so, perché ho letto e riletto la vita del Santo, ma non ho trovato appigli che potessero giustificare quel santino paninaro.

Mentre scrivo, però, mi arriva il messaggio della lettrice che mi aveva segnalato l’immagine, e che mi informa che dalle pagine social della Festa patronale di Fontanelle è stata rimossa, sostituita con un’altra.
La mistica non c’è più, la mastica sì.

E la chiamano “degustazione in onore…”.

Amen.

ADAMO

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