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L’idea di Elisabetta era sfidante: vivere per un paio di giorni da turisti… a casa nostra.
Provare, cioè, un’esperienza da “forestiero”, andando al Palio del Barone di Tortoreto come farebbe un turista venuto in vacanza sulla nostra costa. Decidiamo di salire presto, per avere un’idea della situazione, e anche perché voglio trovare un punto nel quale guardare in streaming l’altro palio, quello della mia Siena, anche se la mia contrada non corre, ma in piazza c’è la nemica.
Quindi, si sale con la navetta alle 17,15, perché poi abbiamo prenotato da Anchise alle 19 così da essere più o meno liberi per le 21, quando comincia il corteo in costume. Tra la navetta gratuita e quella a pagamento, che costa poco più di un euro a tratta, abbiamo scelto la seconda, perché la fermata è vicinissima a casa e perché ci mette solo 10 minuti per andare da Tortoreto Lido al Paese, mentre quella gratuita ce ne mette 40. 

Che sono troppi. 

Esageratamente troppi.

Questa era la premessa, adesso passiamo al racconto, dal quale intuirete perché quest’articolo si intitola “Il Palio del Bidone”.
Della riuscita della festa, con cronaca e interviste, abbiamo scritto ieri sera (leggi qui), questa è la cronaca di quello che non ha funzionato, anzi: dei bidoni che riporteremo come souvenir.

PRIMO BIDONE: L’ORARIO

Per qualche curiosa, ma incomprensibile scelta (sbagliata) sulle fermate delle autolinee Marcozzi (quelle di Montorio), che gestiscono il servizio, non c’è l’orario. C’è solo un fogliettino con una serie di indicazioni sulle percorrenze in periodo scolastico o meno, ma non c’è l’orario che ci interessa. Lo so, adesso starete pensando: “ma ancora i cartelli guardi? Vai sul sito, no?”. Giusto, infatti sul sito ci sono andato, ed ecco il risultato



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non resta che affidarsi alla conoscenza dei tortoretani: «…passa verso “e venti” ci dice una signora… sono le 17.15.. quindi sta per passare. Il problema è che, sempre grazie alla scelta (sbagliata) dei cartelli, non sappiamo se metterci “lato case” o “lato mare”, così ci dividiamo: uno per lato, la navetta non potrà sfuggirci… e invece, ci sfugge, nel senso che non passa né lato case né lato mare. Non passa e basta.

SECONDO BIDONE: MISTER SORRISO

Se non passa la navetta, passa il tempo, si fanno le 18, poi le 18,10, e all’improvviso in lontananza, lato mare, appare la sagoma di un piccolo bus, quando è a venti metri da noi facciamo un cenno di chiamata, ma l’autista, con un’espressione che sarebbe sembrata eccessivamente funerea anche in un funerale, fa un segno con la mano, come a volerci indicare di leggere la scritta luminosa che scorre sulla fronte del suo bus: “Tortoreto - Alba”… e se ne va senza fermarsi. Restiamo come immobili, mentre “mister sorriso” s’allontana sul lungomare. È troppo, sembra una presa in giro: noi ancora a piedi mentre la navetta gratuita ripassa in senso contrario… a saperlo prima saremmo andati a prendere quella, alla fermata mezzo chilometro più su. Intanto, si sono fatte le 18,20, è un’ora che aspettiamo, se fossimo davvero turisti la cosa ci avrebbe già infastiditi, e non poco, ma siccome siamo finti turisti e giornalisti veri, grazie all’assessore Ripani recuperiamo il numero di un’addetta delle autolinee Marcozzi, la signora Patrizia, che ci ascolta gentilmente e promette di richiamarci. Lo fa alle 18,25, spiegandoci che la navetta delle 17,20 aveva avuto un problema e che l’altra stava arrivando… cinque minuti dopo, si intravede in lontananza, lato case.

TERZO BIDONE: LA FERMATA

L’autista, che è giovane ed educato, ascolta le nostre lamentele e prova a spiegare che “mister Sorriso” non si è fermato, probabilmente, perché la sua corsa era diretta alla stazione di Alba e non a Tortoreto, dal che si deduce che per guidare un bus delle Autolinee Marcozzi, oltre alla patente adatta ci vuole anche la capacità di leggere il pensiero, visto che Mister Sorriso non aveva alcuna possibilità di sapere dove fossimo diretti. Non s’è fermato e basta, non è telepatia, ma scarsa professionalità e assoluta mancanza di rispetto per il cliente… pagante. Ne riparleremo. Il giovane autista sale a Tortoreto con una certa vivacità, per recuperare il tempo perduto e alle 18.37 ci lascia alle spalle della piazza medievale che ospiterà i giochi del Palio del Barone, dettagliandoci anche gli orari di ritorno: «La gratuita scende alle 05 di ogni ora, quella a pagamento alla mezz’ora precisa…». Chiaro e cortese, anche se dimentica di dirci che, proprio per il Palio, la fermata si sposterà alla fine del paese. Lo scopriremo per caso, ma inutilmente, vista l’assoluta mancanza di indicazioni.

QUARTO BIDONE: L’ORARIO

Come detto, della “nuova” fermata ci accorgeremo solo grazie a mia figlia Giulia e alla sua amica Anna quando, avendo ormai fatto interviste e immagini, scopriremo, che l’ultima navetta a pagamento scende alle 23,30… anche se i fuochi sulla torre ci saranno a mezzanotte… che senso ha? Perché un turista - pagante e che ha deciso di non salire in auto - è costretto a rinunciare al clou della festa? Sì, è vero, l’ultima navetta gratuita scende all’una di notte… ma se abbiamo deciso di prendere l’altra un motivo ci sarà.

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QUINTO BIDONE: LA CALCA

E il motivo, anzi: i sessanta motivi sono seduti su un muretto malmesso a bordo strada, al bivio davanti al Despar alle porte del paese dove, come spiega un signore a presidio delle transenne, si fermeranno le navette, perché «quella è la fermata stanotte…». Nessuna indicazione, si va per passaparola, ma non c’è neanche un cartello, o un foglietto. Niente. Tutti su quel muretto… e intanto i sessanta sono diventati ottanta. Sono quelli della gratuita delle 22.05, ma alle 22,15, quando arriviamo noi per aspettare quella a pagamento delle 22,30, sono ancora tutti lì. La loro navetta arriva alle 22,20, scarica tanta gente e ne carica altrettanta, ma è piccola e si riempe subito, però quando riparte verso il Lido, al bivio, cioè letteralmente “sul bivio” si ferma una seconda navetta gratuita, una “corsa bis” fatta con autobus più grande (sembra quello dell’Acquapark… forse è quello dell’Acquapark), che scarica un’altra piccola folla, poi riparte, ma per un’altra strada, perché è troppo grande per affrontare la strada con le cure strette. Adesso, siamo quasi soli, in attesa della “nostra” navetta, ma è solo un’impressione, perché in un attimo siamo di nuovo sessanta, poi settanta… tutti chiedono notizie sugli orari (la disinformazione dei mancati cartelli colpisce tutti), mentre noi spieghiamo che quella che sta per arrivare è a pagamento.

SESTO BIDONE: MISTER SORRISO BIS

Quando dalla salita si vede arrivare il piccolo bus, siamo quasi felici, ma è solo un attimo, perché passa giusto il tempo di riconoscere “Mister Sorriso”, sempre lui!, alla guida e la navetta se ne va. Una curva in velocità, neanche un accenno di fermata, una palettata di totale menefreghismo per i nostri gesti, visto che ci stavamo sbracciando per fermarlo… e se ne va. Una nuova bella prova di professionalità e di mancanza di rispetto per il cliente. Stavolta, in questa seconda mancata fermata, però, probabilmente non ha neanche avuto bisogno della telepatia per intuire dove non volesse portarci, gli è bastato essere soltanto il prototipo di una persona totalmente inadatta ad un lavoro a contatto con il pubblico, e ancora di più di un pubblico di turisti, per i quali una mancata fermata non è solo, come nel nostro caso, una evidente frantumazione testicolare, ma anche un pessimo ricordo da portare a casa. E i pessimi ricordi non fanno bene al turismo.

SETTIMO BIDONE: ALL’ARREMBAGGIO
Sono le 22.35… la “nostra” navetta è ormai perduta, non ci resta che aspettare quella gratuita delle 23.05, ma intanto la folla cresce. Sessanta… ottanta… cento persone, troppe anche per la corsa bis… c’è chi lo intuisce e si fa venire a prendere da un taxi (con una mezza dozzina di altri condannati all’attesa che intanto ne fotografavano gli sportelli, per avere un numero da chiamare), mentre noi decidiamo di “giocarcela” con la folla in attesa. 

Tutta seduta sul muretto, fino a quando il muretto non basta più, e tutta concorde su un solo aspetto: “una disorganizzazione come questa, mortifica la festa”. Intanto, aspettiamo, ma la gente aumenta. Facile prevedere quello che succederà: quando arriva la prima navetta, parte il primo assalto: padri con bambini in braccio, mamme con passeggini, famiglie che cercano di fare massa per conquistare in blocco una posizione, mentre la folla cerca di guadagnarsi un posto, si sente l’invocazione sconcertata di un ragazzo che vorrebbe scendere, visto che lui e la fidanzata quella navetta l’avevano presa per venire al Paese, ma nessuno li ascolta, si combatte per entrare e nessuno vuole cedere la posizione. Le porte si chiuderanno “sigillando” le schiene dei turisti. La navetta parte e, con grande stupore di tutti (ovviamente anche la corsa bis non era segnalata) arriva il “navettone” dell’Acquapark: nuovo arrembaggio, la folla corre come all’apertura dei cancelli di un concerto, tra milanesi che criticano, romani che imprecano, veneti che bestemmiano e francesi che s’incazzano, anche stavolta c’è l’assalto alla diligenza, e anche stavolta non c’è posto per tutti. Il navettone ripartirà coi finestrini che sembrano scoppiare per la calca. 
Chi non è salito, dovrà aspettare un’ora, per riprovarci a mezzanotte… 
Ma, più delle parole, vi sarà utile un video. Eccolo:





FINALE
A questo punto, vi starete chiedendo come siamo tornati a Tortoreto Lido. 

Non con la navetta a pagamento, grazie alla squisita professionalità di “Mister sorriso”. 

Non con quella gratuita, vista la perfetta organizzazione. 

Non con il taxi, anche se abbiamo provato, ma aveva già molte chiamate in coda.
Siamo tornati con… l’aiuto da casa: è venuto a prenderci mio fratello Pierfrancesco, che in questi giorni è in vacanza proprio a Tortoreto

Mentre ci allontaniamo, sul muretto già non ci sono più posti a sedere.
Altri turisti ripetono domande già sentite: «Dove si ferma?», «Perché non ci sono indicazioni?», «Ci sarà posto per tutti?». E soprattutto: «Perché rovinano una manifestazione così bella con questa disorganizzazione?».

Già, perché?

ADAMO