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ScusatQuando il lamento dei commercianti, anima pulsante dell'economia cittadina, diventa urlo rabbioso e dolente; quando i cittadini, nei crocicchi, ai caffè, in fila dal medico, nei negozi, per strada, al mercato, piangono una città morta, irriconoscibile, perduta; quando interi quartieri denunciano abbandono e non curanza, e si dicono presi in giro dal mancato rispetto delle promesse; quando gli automobilisti parlano di vessazione, a proposito delle tariffe dei parcheggi cui fa da contraltare il ricorso al fai-da-te selvaggio; quando i pedoni raccontano di strade impercorribili a causa delle ordinanze che privilegiano cantieri e rendono la città un ostacolo; quando autorevoli figure della cultura levano un grido di sconforto contro il nulla e contro usi e costumi degradati; quando la paura si fa sempre più strada e modifica progressivamente il sentimento congenito alla città; quando la città appare come svuotata dei suoi cittadini e frequentata sempre più da altre identità; quando sui social si leggono parole di disapprovazione e invocazioni al cambiamento e la difesa viene assunta da inconsistenti personaggi, ad essa chiamati per vincoli di gratitudine; quando le associazioni di disabili e l'intero mondo dell'assistenzialismo denunciano di languire nel limbo dell'indifferenza e dell'isolamento; quando lettere e sollecitazioni alle redazioni evidenziano lo stato indecoroso e preoccupante di aree verdi, spazi-giochi, parchi; quando la percezione diffusa è quella di una città allo sbando, senza àncore, senza riferimenti autorevoli, senza più prospettive vere di sviluppo; quando migliaia di studenti si ritrovano senza scuola con la prospettiva di venir relegati in squallidi hangar, dopo aversi viste ignorate le legittime rivendicazioni e richieste; quando non vedi più sorrisi tra la gente ma solo affanno; quando fotografie, video e testi degli amministratori hanno il senso dell'artefatto, del costruito, del pacchiano; quando alla minoranza consiliare vengono negati atti e documenti; quando sono più i consigli comunali straordinari che quelli ordinari; quando si ha la sfrontatezza di paragonare il disastro di Longarone alle vicende teramane; quando il diritto acquisito alla cittadinanza italiana diviene una concessione; quando dappertutto è un lamento; quando dappertutto si parla di delusione; quando la realtà è troppo diversa dalle dichiarazioni dei comunicati e dai sorrisi delle conferenze stampa...quando accade tutto ciò, è provato il fallimento dell'azione politica e amministrativa e chi la conduce dovrebbe avere semplicemente il buon senso di andar via, dopo aver chiesto scusa.
AMLETO