Leggevo alcuni giorni fa dell'accurato appello di Papa Leone XIV che, ovviamente riferendosi a ben altri scenari e a differenti realtà, condannava il male che è dietro le fake news; le false notizie, costruite ad arte per influenzare la pubblica opinione, indirizzare le azioni di governo e dei potentati economici, deviare scenari infinitamente compositi. Ora tento un azzardo blasfemo ma non ho remore nel dire che le false notizie, su scala molto ridotta e su argomenti molto più prosaici, insomma in salsa provinciale, condiscono anche la comunicazione di periferia, nutrono l’informazione più spicciola, albergano incondizionate sulle nostre pagine facebook, ufficiali e private; riempiono, oltraggiosamente impunite, social e siti, ufficiali e privati. E questa prassi è trasversale, coinvolge tutti coloro che, con la tastiera e talvolta con photoshop (il programma che ritocca le fotografie) diventano padroni della relazione a senso unico (cioè senza un vero interlocutore), possessori della verità costruita alla propria maniera.
Ma, se in termini generali, le fake news sono deviazioni della comunicazione, c’è una parola che va associata a tale vezzo, soprattutto se giungono dalla classe dirigente; la parola è “propaganda”. In ossequio alla legge che ormai impone a chi fa politica di sentirsi sempre e comunque in campagna elettorale, tutto val bene pur di offrire di sé una immagine santificata, pulita, deliziante. Tutto vuol dire tutto: lutti, trionfi, eventi, disgrazie, ricorrenze, decisioni assunte e decisioni mai prese, ruffianerie di imbarazzante profilo, lavori in corso e lavori che attendono di essere progettati, scuola che apre scuola che chiude, carabinieri e ultras, tutto.. Allora, tu chiamala, se vuoi, manipolazione. La manipolazione della speranza, dei desideri, delle aspettative: ogni news orientata in ciò, fa il gioco di chi vuol far credere ciò che non è, alimenta reputazione, costruisce personaggi e personalità. Dice scientemente il falso, pur di rincorrere la prebenda elettorale. La manipolazione delle aspettative di giovani cui è stato tolto quasi tutto,la manipolazione delle prospettive di classi sociali che nulla più hanno per alimentare i propri interessi, la manipolazione della credulità di coloro che attendevano un’epoca nuova a cui si fa credere che sia arrivata, la manipolazione dell’amicizia di professione, costruita con le pacche sulle spalle, i saluti ad ogni piè sospinto, la paracula assunzione delle altrui preoccupazioni. E tutto questo risponde ad un disegno col quale si vuole impetrare il “qui ed ora” per gli altri a vantaggio del “di fronte e attraverso” per sé. Insomma una narrativa della vittoria, una immagine della efficienza, una fotografia della passione disinteressata per attenuare se non annullare l'impatto incerto che invece avrebbe la verità delle cose. La verità, che è ormai orpello da boomers, da superati ultracinquantenni. Come il Papa..
AMLETO