Come far diventare un premio letterario, uno show. Probabilmente è questo il futuro disegnato per il premio Teramo per un raccconnto inedito.
Enzio Di Poppa Vòlture, Raffaele Passino, Giammario Sgattoni tra gli ideatori; gli appassionati segretari che si sono succeduti custodendo stile e peculiarità; e poi Carlo Bo, Edith Bruck, Andrea Zanzotto, Piero Chiara, Maria Luisa Spaziani, Mario Pomilio, David Maria Turoldo, Giovanni Raboni, Giacinto Spagnoletti, Ferdinando Camon, Carlo Sgorlon, Renato Minore, Gianni Gaspari, Giuliano Manacorda, Paolo Barbaro, solo per vantare pochi tra i più convinti sostenitori, partecipanti o vincitori, hanno gelosamente impreziosito l'evento, edizione dopo edizione, per farlo approdare ora ai fasti dei riflettori, al brillio dei selfie, al luccichio degli spot. Con buona pace di chi ancora crede che un evento letterario sia sostanzialmente un fatto culturale, ora il Premio potrà concorrere a sfidare i festival, le notti di questo o di quello, le sagre storiche, fino a sperare di essere trasmesso su qualche piattaforma televisiva, andrà bene pure in differita. I tempi cambiano, e alla formula la cui regola era il piacere della lettura e il rigore letterario, ora si sostituisce quella che ne impone la visibilità a beneficio degli organizzatori e il trionfo dell'immagine a dispetto del riconoscimento della sostanza. Saranno sublimati i tempi dello show; verranno adeguatamente rilevati i profili, soprattutto estetici, di chi calcherà il palco; la serata di gala - a questo punto unica vera ragione di esistenza del Premio - si rivelerà come un evento di rara efficacia celebrativa; insomma il Premio sarà salvo, dopo averlo affossato negli ultimi anni. La Cultura è un pretesto, miei cari lettori. L'urna elettorale ne è il nuovo contenuto.
AMLETO