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vuoto-orr-originale.pngIl vuoto. Sarà la televisione, che tiene incollati a sé ed è buona a nascondere la noia così come a rubare la socialità; sarà internet, col suo irresistibile richiamo senza confini che rende indifferenti alla strada dove viviamo; sarà la mancanza di attrattiva, che rende la città un dormitorio stanziale; sarà che scarseggiano sempre più volti conosciuti sostituiti da quelli di persone mai viste prima; sarà che ci si chiude nelle palestre, nei circoli, nelle sedi di qualche comitato; sarà che le vasche di un tempo sono sostituite dalle molteplici attività; sarà che il Covid ci ha cambiati; sarà che abbiamo spostato l'orario della socialità e rinchiuso nei dehors il nostro bisogno di compagnia; sarà che è cambiata la gerarchia degli interessi e c'è ben altro che la piazza; sarà che conosciamo la città in lungo e in largo e niente più, di essa, ci emoziona tanto da esercitare un richiamo; sarà che i tempi cambiano, piaccia o no.
Così oggi è imperante il vuoto.
Non parlo di una questione esistenziale o filosofica bensì di un elemento legato allo spazio. Il corso, la piazza, le strade.. c'è in giro pochissimi di noi e il vuoto lo si vede fin troppo bene. Dove siamo finiti? (Che è una domanda dalle diverse interpretazioni). Dove ci siamo andati a cacciare? Non stiamo più nei luoghi della collettività, col loro corollario di passeggiate, chiacchiere, sorrisi. E invece, ci rifugiamo in chissà quali imperscrutabili siti (anche qui: diverse accezioni) e rimaniamo estranei alla nostra città e alla nostra cittadinanza.
È tutto finito o tutto deve ricominciare?
AMLETO