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PertefaVincenzo Cimini, alias Giacobbo, alla Fratellanza artigiana il 9 febbraio 2016. Non ha il solito vestimento agricolo, ma indossa giacca, camicia e papillon. E’ elegantissimo. Parla di un frigorifero, dicendo che in famiglia la notte lasciano dentro sempre accesa la luce, se n’è accorto perché ogni volta che apre la porta dell’elettrodomestico trova la luce accesa. Così lui, quando tutti sono andati a dormire, stacca la presa e poi, la mattina, prima che gli altri si sveglino, la riattacca cos’ non si accorgono che lui l’ha spenta. Lui è contrario allo spreco di corrente elettrica. Il genero si è comperato il frigorifero, ma come?…. Si fa tanto per scaldare la minestra… E’ una delle ultime apparizioni televisive di “Giacobbo”, di cui nel servizio curato da Luigi Lucci si narrano la dipartita e le esequie, prima di un altro spezzone video registrato alla Fratellanza Artigiana. Parla di Vittorio Emanuele Terzo, “llu ttappe de cannone”, che mannò tanta gende a combattere e morire in Russia. Poi parla di ombrelli, a dieci bacchette con la punta di ferro. Parla di “Semecce”, che quando mette la firma “pìje la rencorse” e si fa largo. Poi c’è una sua intervista, in cui nega di essere un poeta, ma parla del dialetto e dell’amore che ne ha. La maschera di Giacobbo si trasforma in Vincenzo Cimini, che fa il saggista e parla della difficoltà di scrivere il dialetto. Addio “Giacobbo”.