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chiodimauroE’ durato circa un’ora l’interrogatorio dell’ex presidente della Regione Gianni Chiodi, indagato a Pescara nell’inchiesta sulla valanga che, lo scorso anno, ha travolto a Farindola l’Hotel Rigopiano.

“Sulla Carta di localizzazione dei pericoli di valanga ritengo di avere fatto tutto ciò che potevo e dovevo – ha detto Chiodi uscendo dalla Procura, accompagnato dagli avvocati Enrico Mazzarelli e Mauro Di Dalmazio – Mi rendo conto che questa inchiesta attiene fatti molto dolorosi e quindi mi auguro che, se ci sono, vengano accertate tutte le responsabilità. Per quanto mi riguarda – ha rimarcato Chiodi – anche se quell’evento non si poteva prevedere, ho attivato tutto quanto serviva a prevenire i rischi ai quali la Regione Abruzzo andava incontro, tra cui anche la Clpv”.

L’ex presidente della giunta abruzzese è poi entrato nello specifico, evidenziando di avere “fatto una riorganizzazione della Protezione civile, creando un sistema di allertamento e per la casistica dei rischi, subito dopo il terremoto. L’ultima delibera che abbiamo fatto – ha affermato Chiodi – è proprio quella che la legge prevede, prescrivendo che sulla Clpv venga dato un indirizzo politico e che poi la Carta venga fatta dalla struttura e dal servizio, insieme a Coreneva e Forestale, con la Giunta che poi deve approvare la Carta storica, e qui c’era anche il mandato rinnovato, contenuto già nella legge,di procedere alla Clpv”.

“Rispetto alla vicenda della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga, come purtroppo è noto, in quel periodo c’era il problema del terremoto, il problema di una città distrutta da ricostruire. Possiamo dire soltanto che la dottoressa Stati ha chiarito la sua posizione , evidenziando la totale estraneità rispetto a qualunque responsabilità penale per le condotte ipotizzate”.