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PANATTAIl primo a chiamarlo è stato l’VIII° re di Roma, il suo amico Francesco Totti. Due romani de roma. Due cristalli allo stato puro. Adriano Panatta, oggi 70 anni. Tutti lo conoscono ma nessuno lo conosce veramente. Il suo migliore amico negli anni d’oro ? Paolo Villaggio . Le sue cene romane ? Con Ugo Tognazzi. Chi amava seguire a teatro ? Vittorio Gassman. Così famoso e così poco conosciuto Adriano oggi compie 70 anni. Come passa il tempo. Nato nella borgata romana ai margini tra Ponte Milvio e i Parioli, dove fu costruito il villaggio olimpico, e oggi c’è l’Auditorium, con i primi soldi scelse di vivere a Trastevere, e non nelle ville come gli altri sportivi super ricchi. Un compagno di viaggio perfetto, disincantato, in possesso di una carica di antica ironia, ovviamente romana, irrinunciabile; sempre pronto alla battuta che oblitera ogni dramma. Dei tanti soldi guadagnati non gli è rimasto niente. In teoria è un pensionato ma in pratica alle otto del mattino è pronto per la sua giornata di impegni, in perfetta forma. Il caffè, sfoglia i giornali. Legge “Il fatto” e “Il Messaggero”. Tra pochi mesi partiranno i lavori per un grande centro sportivo a Treviso. Lui è uno dei soci, con altri tipo Benetton. E' di buonumore e usa l'arma dell'ironia per disinnescare ogni celebrazione: Niente festeggiamenti: qualche amico e a cena con la famiglia. Dici Panatta e dici storia del tennis italiano. E mondiale. Dici Panatta e dici il più grande giocatore italiano di sempre, ma soprattutto il più rappresentativo, il più conosciuto, il più evocativo della stagione “di Formia” con le finali di Davis. Con quelle imprese così straordinariamente sofferte e quelle sconfitte inattese e, anche loro, lottatissime. Nei prossimi giorni sarà a Pescara e ancora sono in tanti che vogliono incontrarlo. Anche se oggi Panatta è lontano dal grande tennis. E dalla Federazione. Ha giocato da professionista per 15 anni. Nel 1976 ha vinto Parigi, Roma e Davis. Bbest ranking di numero 4, Panatta possiede il record internazionale di maggiori match points annullati in un match vinto (ben 11). Insomma, Adriano Panatta ha fatto sognare gli appassionati italiani di tennis per parecchi anni, precisamente fino al 1983, anno del suo ritiro. Ha fatto sventolare il nostro tricolore sopra alcuni degli impianti tennistici più importanti al mondo . In Italia le imprese di Panatta coinvolgono tutti. Un po' come succede quando ci sono i Mondiali di calcio e gioca l'Italia. Sportivi e non, le televisioni degli italiani sono accese sulla Rai per seguire gli incontri. Il Paese è tramortito dal terrorismo , lo sport è un raro momento d'evasione dalle difficoltà politiche, sociali ed economiche di quel periodo. Panatta diventa l’eroe italiano per eccellenza Altro ancora. Capitano azzurro. Stop. Dimenticate quel Panatta degli anni d'oro che sembrava inavvicinabile, acido e scontroso, questo neo settantenne è un uomo consapevole e aperto, che ha saputo imparare dalla vita e scoprire valori differenti dal successo e dai denari. Proprio in questi giorni, ad esempio, con l'Inpdap stà organizzando i centri estivi per i ragazzini. Con lui tre campioni del mondo, Chechi, Lucchetta e Graziani. Di quegli anni ruggenti, i Settanta, firmati con un Grande Slam e match memorabili, è rimasto solo il ricordo delle vittorie e delle sconfitte. Tutto andato perso nelle tante traversie di errori e tradimenti. Restano l’amicizia con “il saggio” Paolo Bertolucci, “il guascone” Ilie Nastase e con “il matto calmo” Bjorn Borg, che gli rubò la fidanzata, Loredana Bertè. Le nostalgie sono inevitabili quando si fa un bilancio. Certo, avrebbe potuto conquistare qualche trofeo in più. Certo, errori se ne fanno tanti nella vita. Lui ho dato quello che poteva, quello che era nelle sue corde, altrimenti non avrebbe giocato in quel modo e non sarebbe stato lui, genio e sregolatezza, sciupafemmine impenitente e giocatore d’azzardo, affarista e imprenditore, capace di cose impossibili. Ci sono sconfitte che valgono quanto le vittorie per la fierezza e il coraggio con cui si è combattuto. Ci sono sconfitte che, nel tempo, alimentano la leggenda dei campioni e si tramandano di generazione in generazione. Ci sono sconfitte sportivamente epiche per la lotta, le difficoltà, il traguardo, l'onore. La carriera di Adriano Panatta è anche questo: un'altalena di successi straordinari e di battaglie perdute sul filo di lana.

Leo Nodari