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profeta robertoE’ con l’accusa di estorsione ed uso di atto falso che la procura chiede il rinvio a giudizio dell’ex direttore della Banca di Teramo Roberto Profeta, 59 anni, teramano. Nelle tre pagine di richiesta il pm Greta Aloisi, titolare del fascicolo, ricostruisce i passaggi di un’inchiesta nata dall’esposto, presentato con delle registrazioni telefoniche, di un imprenditore teramano che accusa Profeta, all’epoca dei fatti direttore generale della Banca di Teramo, di averlo costretto ad acquistare azioni dell’istituto di credito per circa 60mila euro a nome di moglie e figli. Lo scrive stamattina il quotidiano Il Centro nelle pagine di Teramo che prosegue: «Con minaccia consistita nel prospettare in caso di rifiuto», scrive il pm contestando a Profeta il reato di estorsione, «il mancato pagamento dell’importo (pari ad euro 108.761,82) dovuto dalla Banca di Teramo alla Electric Power (società dell’imprenditore (ndr) per lavori in corso (installazione di un impianto fotovoltaico presso la filiale di Sant’Atto) e il mancato rinnovo dell’autorizzazione degli scoperti sui conti correnti intrattenuti con l’istituto dalla Electric Power (i cui soci erano la moglie e il figlio) e della A2 Impianti srl (i cui soci erano i due figli) lo costringeva ad acquistare azioni della Banca di Teramo per il corrispettivo di euro 61.130.10 a nome della moglie quale legale rappresentante della Electric Power ». I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013. La procura, inoltre, contesta all’ex direttore anche di aver costretto l'imprenditore, sempre dietro la minaccia del mancato pagamento di alcuni lavori effettuati e del mancato rinnovo dell'autorizzazione sugli scoperti sui conti correnti della Electric Power srl e della A2 Impianti srl «ad acquistare dieci tessere di abbonamento del Teramo calcio (all’epoca dei fatti in serie D (ndr) - cinque delle quali mai consegnategli- e due del Teramo basket - mai consegnategli» e «a versare somme in denaro a titolo di sponsorizzazione in favore dell'associazione polisportiva Amicacci». Inoltre, da qui l'accusa di uso di atto falso, secondo il pm Profeta «nella sua veste di direttore della banca faceva uso della domanda di ammissione di socio recante la sottoscrizione apocrifa a nome del legale rappresentante della A2 impianti srl datata 11 luglio 2012 sottoponendola all' approvazione del consiglio di amministrazione della banca alfine di procurare a sè, o comunque all’istituto di credito, l’ingiusto profitto pari al corrispettivo (euro 5.055.00) delle azioni vendute». Nell’esposto inviato alla procura l’imprenditore  aveva allegato anche delle registrazioni telefoniche finite nell’inchiesta. A gennaio l’udienza preliminare in cui il gup dovrà decidere se disporre il non luogo a procedere o il rinvio a giudizio conclude il quotidiano Il Centro.