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VENTURONI 1"Il mio unico scopo era quello di risolvere i problemi e può darsi che il linguaggio da me adoperato nelle varie occasioni non sia stato adeguato. Mai ho inteso difendere gli interessi di Di Zio contro quelli della società che rappresento. Nego con forza di aver ricevuto la benché minima utilità dai predetti o da chiunque altro, così come nego di aver distratto beni dalla Team Spa. Ho solo portato avanti iniziative e soluzioni volute da tutti, tentando di mantenere rapporti corretti nell'ambito delle necessarie trattative. L'interesse pubblico per me viene prima di tutto". Sono alcuni dei passaggi fondamentali delle dichiarazioni spontanee rese dall'ex assessore regionale Lanfranco Venturoni, questa mattina nel tribunale di Pescara, nel corso della discussione del processo sui rifiuti, nato da un'inchiesta del 2008 e incentrato sulle vicende relative alla realizzazione di un impianto di bioessiccazione a Teramo. La ricusazione di un componente del collegio giudicante, da parte dell'imputato Fabrizio Di Stefano, ha fatto infatti slittare la decisione relativa alla sentenza, ma non ha bloccato la discussione. L'avvocato di Venturoni, Lino Nisi, ha ribadito l'estraneità del suo assistito ai fatti contestati."È un'anomalia che Venturoni si trovi a rispondere di reati in concorso con persone che non appartengono più a questo processo - ha rimarcato Nisi -. Assistiamo ad una visione antropomorfica da parte dei pm, in base alla quale Venturoni avrebbe fatto tutto da solo". L'avvocato della difesa inoltre ha aggiunto. "Sono state svolte indagini sulle posizioni economiche di tutti i familiari di Venturoni, perfino su una lontana parente di Vasto e tutte hanno dato esito negativo. Potranno essere stati commessi errori, ma non si potrà mai dire che Venturoni abbia preso un centesimo per questa vicenda". Nella scorsa udienza i pm Gennaro Varone e Anna Rita Mantini avevano chiesto cinque anni di reclusione a testa per Venturoni e per l'imprenditore Rodolfo Di Zio, un anno e sei mesi per il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, assoluzione per non aver commesso il fatto per l'imprenditore Ferdinando Ettore Di Zio, assoluzione perché il fatto non costituisce reato per l'ex amministratore delegato della società Team Teramo Ambiente, Vittorio Cardarella e una multa di 100 mila euro per la società Deco del gruppo Di Zio. Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, istigazione alla corruzione, abuso d'ufficio, peculato, turbativa d'asta e millantato credito. Il presidente del tribunale collegiale di Pescara, Angelo Zaccagnini, ha dichiarato chiusa nel primo pomeriggio di oggi, al termine dell'ultima arringa degli avvocati della difesa, la discussione del processo sui rifiuti, nato da un'inchiesta del 2008 e incentrato sulle vicende relative alla realizzazione di un impianto di bioessiccazione a Teramo. Ha inoltre sospeso, fino all'udienza del prossimo 24 novembre, la deliberazione della decisione finale, in attesa del pronunciamento della Corte d'Appello in merito alla dichiarazione di ricusazione presentata dall'imputato Fabrizio Di Stefano nei confronti di uno dei membri del collegio giudicante, Francesco Marino. I pm Gennaro Varone e Anna Rita Mantini hanno chiesto cinque anni di reclusione a testa per l'ex assessore regionale Lanfranco Venturoni e per l'imprenditore Rodolfo Di Zio, un anno e sei mesi per il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, assoluzione per non aver commesso il fatto per l'imprenditore Ferdinando Ettore Di Zio, assoluzione perché il fatto non costituisce reato per l'ex amministratore delegato della società Team Teramo Ambiente, Vittorio Cardarella e una multa di 100 mila euro per la società Deco del gruppo Di Zio. Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, istigazione alla corruzione, abuso d'ufficio, peculato, turbativa d'asta e millantato credito.