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università-di-avezzano"Paghiamo salate tasse univesritarie, ma riceviamo in cambio servizi a dir poco scadenti". Lo affermano con rabbia i ragazzi della Facoltà di Giurisprudenza di Avezzano (L'Aquila), un distaccamento dell'Ateneo di Teramo, che tornano a chiedere al rettore Luciano D’Amico, "un’ Università a misura di studente, dotata di tutti i servizi", e contestualmente chiedono la soppressione delle tasse universitarie. Gli studenti in una lunga lettera aperta lamentano in particolare l'indeguatezza dell'attuale struttura di Via Pertini, che li ospita condivisa con una scuola per estetiste, e una associazione per disabili. Tra il mese di gennaio e il mese di marzo 2016 gli studenti dopo un lungo peregrinare, cambieranno nuovamente sede. E verranno trasferiti, questa volta, presso quattro aule libere del Liceo Classico Torlonia. Tanti però i disagi subiti finora, e a dir poco scadenti i servizi ottenuti. “Da anni oramai – si legge nella lettera - la nostra sede è alla smaniosa ricerca di una sede; da quando è stata dichiarata inagibile la struttura di via Napoli, noi abbiamo affrontato un disperato cammino che ci ha portato ad essere sbalzati dapprima al Castello Orsini, dove non avevamo a disposizione nemmeno i banchi su cui scrivere, e, dappoi, all’Aula Magna dell’ex sede di via Napoli, la quale – a quel che si dice - non è inagibile, ma solamente sprovvista dei servizi igienico-sanitari essenziali. Un'odissea moderna in piena regola, quindi, che ha, spesse volte, costretto i ragazzi a sostenere gli esami all’antipode, presso le aule messe a disposizione dal Liceo socio-psicopedagogico avezzanese”. Uno spiraglio di stabilità sembrava essere trovato nell'attuale sede di via Pertini, che però lamentano gli studenti "è una struttura praticamente condivisa, almeno nei corridoi, con le studentesse di un corso professionale per acconciatrici ed estetiste e i ragazzi diversamente abili dell’associazione ‘Help Handicap’ di Avezzano. Sebbene facente parte di un panorama disagiato, sebbene le lezioni siano state più volte interrotte da destabilizzanti interventi dei ragazzi dell’Associazione stessa, sebbene il costante rumore di phon, l’odore acre di cosmetici o la presenza stessa di lavabi in classe abbiano reso quantomeno imbarazzante studiare le discipline giuridiche in quel luogo, noi studenti abbiamo bonariamente accettato tutto questo, pur di continuare ad esercitare il nostro diritto allo studio". A ciò, si aggiunge la denuncia poi di i servizi universitari che, a quanto detto dagli studenti stessi, "sfiora la comicità di una barzelletta". "Il servizio mensa - si evidenza - viene attivato sistematicamente solo alcuni mesi dopo l’inizio effettivo delle lezioni e collocato in strutture praticamente irraggiungibili a piedi. La sede, poi, non è servita da mezzi pubblici in modo regolare, con risultati imbarazzanti non solo per gli studenti, ma anche per i docenti stessi che, talvolta, sono stati costretti a chiedere uno ‘strappo’ ai ragazzi dell’Università". Nell’unica aula studio disponibile, inoltre, "la scarsità di prese elettriche ne rende quasi impossibile l’utilizzo; senza contare che, gli stessi servizi igienici, sono insufficienti e condivisi tra tutti". Si osserva poi che è il Comune di Avezzano, non l'ateneo di Teramo "a sostenere tutte le spese per la sede, paga l’affitto degli stabili, le bollette, il personale di servizio, gli usceri, il servizio mensa e addirittura il rimborso per la trasferta dei professori per la tratta Teramo-Avezzano-Teramo. Tutto questo comporta, ovviamente, un grande esborso a carico dell’ente locale di diverse centinaia di migliaia di euro". Gli studenti non comprendono dunque perchè "le tasse che noi versiamo regolarmente all'università di Teramo aumentano in modo inversamente proporzionale alla qualità della nostra esperienza universitaria". "A ciò si aggiunga, poi, proseguono nella missiva gli studenti “il quasi totale disinteresse di alcuni docenti nei nostri confronti, i quali sotto l’egida della loro posizione e slegati dal controllo della Sede Centrale, spesso e volentieri, valicano il limite del buonsenso, mostrandosi irrispettosi verso la classe". "Alla luce di quanto detto, confidiamo nel fatto che il Rettore prenda a cuore, finalmente, la nostra situazione. Sarebbe opportuno, ad esempio, adattare il pagamento universitario ai servizi realmente resi", concludono gli studenti.