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TELEPONTEChe fine farà Teleponte? Nessuno ne parla più. Solo Paolo Gatti pare si stia muovendo sotto sotto. Per fare cosa? Ci piacerebbe saperlo. Intanto stamattina Il quotidiano Il Centro pubblica  un articolo sulla questione che qui vi riportiamo integralmente che fa non ben sperare, purtroppo, per il futuro dell'emittente. Ecco l'articolo: Dal 28 luglio scorso, quando tecnici e giornalisti dell’emittente hanno oscurato le trasmissioni per protesta contro il mancato pagamento degli stipendi e l’assenza di prospettive aziendali, su Teleponte è sceso un velo nero. Nero quanto il colore che ormai da due settimane occupa l’intero schermo sul canale 15, eccezion fatta per il logo. L’oscuramento della tv più amata dai teramani è il segno di una situazione drammatica sul piano economico-gestionale. Ma comporta anche altro. Se dovesse continuare a lungo, infatti, potrebbe avere come conseguenza la revoca – o la riduzione – dell’assegnazione della frequenza. Le regole dettate dal ministero dello Sviluppo economico sono chiare: se un’emittente non trasmette viola la legge che regola il settore, per la quale le società assegnatarie sono tenute «a garantire l’integrità e l’efficienza della propria rete, nonché ad assicurare adeguata copertura del bacino di utenza assegnato e risultante dal titolo abilitativo». Contro chi non lo fa l’ispettorato territoriale competente del ministero avvia una procedura di diffida. Se entro sei mesi dall’ingiunzione la società non regolarizza la propria attività di trasmissione, scatta la revoca (o riduzione) dell’assegnazione. Si dirà: non è possibile che Teleponte resti oscurata per sei mesi o più. Ma al momento l’ipotesi non è da escludere, perché la situazione è molto complessa. Intanto quella frequenza, e lo status di “operatore di rete”, Teleponte potrebbe perderli a prescindere visto che il ministero ha rimesso a bando le frequenze. Quanto a un eventuale passaggio di proprietà, dei possibili acquirenti – la società Fin Capital Risc – si sono perse le tracce. C’è poi in arrivo lo sfratto dalla sede di via Gammarana, che l’Arap (ex Consorzio industriale) deve avere libera per il 19 settembre avendo messo all’asta l’immobile. Questo significa che l’attuale società o una eventuale nuova devono trovare un’altra sede e trasferirvi le apparecchiature. Rimontarle e rimetterle in funzione è operazione lunga e complessa, assicura chi mastica di tv. Dulcis in fundo, c’è l’istanza di fallimento presentata dai dipendenti contro Fin Television. Che non sarà valutata dal giudice prima di ottobre. Si vocifera che Fin Television potrebbe presentare a sua volta istanza di concordato preventivo. Il che complicherebbe ulteriormente il quadro. Ciò che resta appetibile è giusto il nome di Teleponte, infatti qualche politico (ad esempio Paolo Gatti) si sta muovendo sottotraccia per far ripartire la testata. In che modo, al momento, non si sa.