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“Siamo seduti su una miniera d'oro, viste le risorse artistiche e naturali che abbiamo, ma facciamo troppo rumore per nulla”. Questa potrebbe essere la chiave di lettura riassuntiva del Convegno “No Degrado e MalaMovida” promosso dall'organizzazione “L'Abruzzo risveglia il Silenzio”, attiva nei Comuni di Pineto, Roseto, Giulianova, Tortoreto e Alba Adriatica, con il patrocinio del Comitato “Tutela Quiete Pubblica e Ambiente” di Pineto. All'incontro-dibattito, che si è svolto a Villa Arlini a Pineto, sono intervenuti rappresentanti delle Istituzioni e delle Forze dell'ordine, medici, giuristi, giornalisti e tecnici specializzati. Un appuntamento importante, dove si è sottolineato come il turismo di qualità desidera iniziative e svaghi, ma anche calma, per soggiorni rigeneranti con ritmi di vita naturali. E se è vero, come è stato ricordato da tutti i relatori, che il degrado acustico si combatte efficacemente solo se le istituzioni decidono di collaborare concretamente nell'interesse di tutti, con regolamenti chiari supportati da protocolli tecnici trasparenti e controlli mirati a frenare l'abuso, l'unica nota stonata è stata forse che nessun Sindaco delle cinque cittadine coinvolte è riuscito a intervenire. Il solo Comune di Tortoreto ha inviato un proprio rappresentante. Eppure, quella dell'inquinamento acustico è una tematica di salute pubblica, che dovrebbe essere sempre tenuta nella giusta considerazione da parte di amministratori locali, cittadini e imprenditori. “Il nostro Comitato non vuole certo porsi contro le attività imprenditoriali, ma per il rispetto delle leggi e delle normative nazionali, per il bene di tutti”, ha dichiarato Ruggero Sabatini, fondatore del Comitato di Pineto. “Ci rendiamo conto del difficile ruolo dei Sindaci, che devono riuscire a conciliare gli interessi delle varie componenti della comunità, ma vanno superati con il giusto spirito costruttivo e senza pregiudizi gli eventuali vuoti normativi e le carenze di controlli che troppo spesso compromettono il benessere psico-fisico dei cittadini. Noi siamo al fianco delle persone e delle famiglie che vivono situazioni pesanti. Gli amministratori comunali hanno paura di perdere consensi: noi siamo apartitici ed apolitici, non desideriamo entrare in competizione o in politica, ma lottiamo per i diritti dei cittadini non compresi per il disagio patito e anzi spesso derisi, per l'ignoranza dei dati e della reale gravità del problema”. “I Sindaci dovrebbero limitare le deroghe, continua Sabatini, ma fare progettualità e reinnamorarsi della legalità. Una città non fa turismo -tantomeno di qualità- dando in uso le piazze e strade a tavolini e sedie selvagge o chiudendo un occhio sul consumo di alcol in strada: fa solo un favore a pochissimi. Perché l'economia “Mala Movida” è come una carta da cucina usa-e-getta: il profitto viene assorbito da pochi operatori, spesso a svantaggio dell'intera comunità”. E proprio del fondamentale ruolo di prevenzione delle istituzioni ha parlato Sergio Palermi, dirigente dell'Arta di Pescara: “La lotta all'inquinamento acustico è la nuova frontiera, ben nota nelle Società più evolute. Ma non dovremmo attendere gli esposti corredati da centinaia di firme di cittadini esasperati: occorre lavorare a programmi preventivi nei confronti di operatori e imprenditori, per una maggiore educazione ai diritti di tutti. A fronte di pochissimi tecnici a disposizione, nei maggiori Comuni si ricevono centinaia di segnalazioni l'anno, ma l'attività di controllo è complessa e onerosa, poiché spesso notturna e rivelatrice di una somma di fonti di rumore, da distinguere caso per caso”. Ma cosa fare se si intende segnalare dei comportamenti anomali? “Il cittadino deve rivolgersi al proprio Comune -ha continuato Palermi-, che attiverà un'istruttoria preliminare, coinvolgendo Vigili, tecnici e, qui in Abruzzo, l'Arta. I Comuni dovrebbero cambiare passo, operando con maggiore incisività, per far rispettare regolamentazioni chiare e condivise. “Il degrado acustico può provocare problemi, anche molto seri, di natura fisica e psichiatrica, ha affermato Emilio Sodano, medico legale, “in quanto il rumore in eccesso viene generalmente vissuto come un sopruso, un'imposizione. La Cassazione ha recentemente ufficializzato il concetto di ‘danno esistenziale' anche in assenza di conclamato danno biologico, di natura non patrimoniale. Auspico una politica locale che sappia coniugare il sano divertimento con il rispetto della vita e del riposo di chi, il giorno dopo, desideri svegliarsi riposato e in forma o, semplicemente, debba andare al lavoro”. Paolo Pomero, neurologo e psichiatra forte di una lunga esperienza al servizio dell'Inps, ha spiegato che l'eccessivo rumore diffuso viene vissuto come uno stress, spesso foriero di varie patologie. “Si parla di disturbi dell'adattamento, che possono portare ansia e depressione, sindromi maniaco-depressive, ma anche senso di soffocamento, mal di stomaco, palpitazioni, coliti, gastriti, aritmie cardiache”. D'altra parte, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l'inquinamento acustico un autentico “male sociale” del nostro tempo, un nemico invisibile spesso sottovalutato che miete decine di migliaia di vittime l'anno solo in Europa, aumentando di molte volte il fattore di rischio di mortalità per individui di ogni età. “Ci vorrebbe un migliore coordinamento fra i diversi Enti locali, i rappresentanti delle istituzioni e le varie forze dell'ordine, con tavoli tecnici che ricerchino il migliore equilibrio fra le diverse esigenze dei cittadini”, ha affermato Domenico Calore, maggiore dell'Arma dei Carabinieri, comandante della stazione di Giulianova. “Un'amara considerazione: in pochi, ancora, comprendono la portata di questo problema, che, soprattutto nei giovani, si somma a quello, sempre più drammatico, della moda dell'abuso di alcol e di droghe da ‘sballo'. Movida e quiete pubblica possono andare d'accordo se già in famiglia e poi nella scuola si educa seriamente al rispetto degli altri. Talvolta, purtroppo, i genitori arrivano a difendere i figli che non rispettano le regole di convivenza civile”. “Non basta adoperarsi per misurare i decibel, ha continuato Calore, bisogna anche poter passare all'azione con strumenti formativi e misure operativve deterrenti ed efficaci”. “Per combattere il rumore eccessivo e molesto, dal punto di vista legale un cittadino può ricorrere a mezzi stragiudiziali, che prevedono l'intervento di sindaco o prefetto e le misurazioni dei tecnici”, spiega Stefano Mosca, avvocato specializzato nella lotta al degrado acustico. “Sarebbe ad esempio importante che per ogni iniziativa venga richiesto un semplice ‘Documento di previsione di impatto acustico', che garantirebbe lo stesso imprenditore che proponesse un evento. Prima di concedere una ‘Licenza di pubblico spettacolo', poi, che normalmente trasforma un Lido in una temibile discoteca all'aperto, le autorità comunali dovrebbero verificare se il locale ha realmente le caratteristiche idonee a tale attività. Si può infine ricorrere al giudice per gli abusi acustici”, continua Mosca, “il quale valuterà se si è ecceduto secondo il concetto di ‘normale tollerabilità', che risponde ad alcuni parametri, mettendo a rischio la salute del cittadino. Ad essere tutelata è la salute pubblica, dunque si potrà richiedere anche un risarcimento patrimoniale. Occorre infine ricordare che un Comune non può fare una semplice Ordinanza, per regolare queste attività, ma deve redigere un vero e proprio Regolamento”. “Se le cose fossero fatte secondo la legge, spiega Stefano Di Sangro, ingegnere e tecnico del suono, tutti avrebbero il proprio spazio per sviluppare iniziative e attività e vi sarebbero mano malumori e contenzioso. Spesso, il Comune ci convoca per le misurazioni, effettuate con apparecchiature sofisticate, ben tarate e non manomissibili. Arriva il nulla osta all’evento ma... durante la serata l’esercente cambia le carte in tavola, alzando i volumi e modificando i parametri o gli orari stabiliti. Da notare che il Documento di impatto acustico, con i suoi limti assoluti e differenziali, dovrebbe essere ottenuto anche per i Centri commerciali, dove le fonti di rumore sono molpteplici e si sommano. E dovrebbe essere più restrittiva la normativa delle ‘Autorizzazioni in deroga’, continua Di Sangro: se si opera vicino ad un ospedale, ad esempio, quale deroga si potrebbe mai concedere? E un bar che diventi discoteca, magari in una pineta, come potrà mai contenere i rumori? Succede che un imprenditore che realizzza un evento poi danneggi i propri colleghi: ho assistito in più occasioni a fughe di clienti che hanno lasciato l’albergo durante la notte per il troppo chiasso”. Aggiunge Vincenzo Di Giovanni, tecnico specialista di fonometria: “Molti esercenti non si rendono conto che basterebbe poco per dare loro tranquillità nell’organizzazione di eventi, poiché la tecnologia oggi aiuta molto: sono sufficienti piccoli investimenti in paratie trasparenti in plexiglass, ad esempio, per assorbire e filtrare i suoni e far divertire centinaia di ragazzi, restituendo serenità e pace al sonno dei cittadini che vivono nei paraggi. Oppure un piccolo impianto Wifi con cuffie collegate, per feste originali e ‘silenziose’ già di gran moda in nord Europa. Costi minori rispetto a quelli affrontati per le vertenze legali e soldi spesi benissimo, a garanzia dei loro investimenti imprenditoriali”. “L’esempio di San Benedetto del Tronto è molto semplice”, chiarisce infine Giovanni Filippini, presidente del quartiere ‘Marina Centro”. “Noi abbiamo Comitati allargati a questori, forze dell’ordine, tecnici e sindaci, per emettere ordinanze integrate, coerenti e trasparenti, da applicare nell’intero territorio. Una sorta di Protocolli d’Intesa vincolanti per gli esercenti e gli operatori. Ciò, all’inizio, ha portato a decine di verbali di infrazione, con la comminazione di multe per eccessi ed abusi di ogni tipo. Sono state fatte anche sette denunce penali. Ma ora l’anarchia è finita, la situazione è di gran lunga migliore e l’ambiente si è rasserenato, con buona pace e miglior soddisfazione di cittadini e operatori economici. Il nostro piccolo segreto è stato il dialogo e la comprensione delle esigenze di tutti”, conclude Filippini, ma è stata necessaria l’unità di intenti fra tutti noi e la volontà di mettere ordine alla materia da parte dei rappresentanti del Comune. Non basta un Regolamento, occorre che si sia tutti convinti della bontà delle decisioni prese, per una nuova cultura del rispetto reciproco”.