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Le imprese che di gioco vivono, e che hanno oggi creduto di investire presenziando ad Enada Roma, sono assolutamente da ringraziare perché significa che credono ancora in questo settore anche se i profitti che fa concretizzare non sono certamente rassicuranti, come non è rassicurante il palcoscenico futuro che si rappresenta loro e sul quale stanno scomode tutte le imprese che trattano il gioco. Nessuna di loro ha certezza di cosa dovranno affrontare, per questo l’attesa del decreto attuativo dell’accordo sul riordino si fa sempre più spasmodica e percorre gli animi con sentimenti altalenanti. Ma queste imprese hanno avuto la forza di partecipare alla Fiera, che da sempre rappresenta in modo magnifico il settore ludico con la creatività, l’organizzazione ed i suoi giochi. Ma è anche occasione di mettere in discussione, come peraltro è già stato fatto subito dopo la firma dell’accordo sul riordino, la politica del Governo in materia di gioco pubblico. Prima di tutto, quello che salta alla mente (ed anche al portafoglio) degli operatori è cosa succederà al gioco con la Legge di Stabilità che negli scorsi anni qualche “problemino” l’ha provocato. Le consuete voci di corridoio, provenienti dalle notizie sul gioco d'azzardo e anche da affermazioni da parte del sottosegretario Pier Paolo Baretta, asseriscono che quest’anno il settore degli apparecchi da intrattenimento non verrà toccato, e per fortuna, visto che recentemente di “attacchi finanziari” ne ha avuti più di uno. Non vi è dubbio che nelle scorse Leggi di Stabilità si è voluto aumentare l’introito dell’Erario, a spese notoriamente solo del comparto delle slot, creando così un duro colpo ai margini di utile delle imprese: ma solo delle aziende che si occupano di slot, non andando ad incidere su tutti gli altri settori del gioco che non sono pochi. Qui, infatti, sotto questo profilo, si alzano gli scudi degli operatori perché non ritengono giusto che venga penalizzato solo il comparto apparecchi da intrattenimento e nessun altro. La diminuzione del payout ed il continuo aumento del Preu hanno influito tantissimo sul giocato, con una percentuale che oscilla tra il 9-10% in meno e questo non è stato veramente un buon servizio che il Governo ha prestato ad una sua riserva di Stato, come il comparto delle slot. Ma, sopratutto, la manovra di aumento non ha assolutamente curato il gioco patologico, anzi. Da dati che emergono dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli emerge che il gioco destinato alle slot machine è rimasto costante, mentre quello sulle Vlt è cresciuto, mentre è aumentato in modo assolutamente rilevante il ricorso alle slot online. Quindi, il giocatore terrestre non è che abbia smesso di giocare, ha spostato la sua “attenzione” sul web, con il rischio di una sua minore tutela e su un controllo inferiore rispetto all’offerta terrestre. Anche gli imprenditori del settore, tranquillamente, affermano che la razionalizzazione delle apparecchiature andava concertata, ma andava razionalizzata tutta l’offerta di gioco, nessuno escluso. Anche i punti di vendita sono stati dimezzati ma, sopratutto, l’autonomia consentita agli Enti Locali (ed inserita nell’accordo sul riordino) non lascia nessun addetto ai lavori tranquillo, viste le passate esperienze (e relative ordinanze restrittive) che sono state emesse nel tempo contro il gioco pubblico ed i suoi rappresentanti. Esiste seria preoccupazione poiché se si lasciano invariate le Leggi Regionali in essere il problema della “vita commerciale” del gioco non è stato certamente risolto.