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Nuova udienza  a Teramo, del processo sulla presunta truffa con le azioni Tercas. Azioni che, secondo l’accusa, sarebbero state vendute come un’operazione di  pronti contro termine.  A salire sul banco dei testimoni, questa mattina, diversi clienti che all’epoca sottoscrissero il contestato prodotto finanziario e che hanno tutti sostenuto di aver sottoscritto quei contratti nella convinzione di aver investito in un prodotto a basso rischio e con rendimento garantito. C'è stato un teste che ha sottolineato come avesse più volte ribadito di non voler effettuare investimenti rischiosi e come, nel momento in cui cominciarono a diffondersi voci su un possibile commissariamento, si fosse recato in banca preoccupato e che la banca avesse tranquillizzato lui e la moglie una volta arrivati in banca La coppia investì  224 mila euro e dopo l’accordo con Banca Popolare di Bari ne ripresero solo 170mila euro. Tra i testi ascoltati anche un’altra coppia che aveva il conto sempre alla Tercas e che ha sostenuto di aver acquistato le azioni senza rendersi conto che si trattasse di quel tipo di prodotto. A processo, davanti al giudice Flavio Conciatori, oltre all’ex dg Antonio Di Matteo, all’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza della Tercas Lucio Pensilli e all’allora responsabile pro-tempore dell’area commerciale Alessio Trivelli, ci sono per questa vicenda altre 25 persone tra dirigenti, direttori di filiali e semplici impiegati, tutti accusati di truffa in concorso: Piero Lattanzi, Franco Maiorani, Fabrizio Di Bonaventura, Maria Gabriella Calista, Maria Lucia De Laurentiis, Silvana De Sanctis, Rosanna Arcieri, Christian Torreggianti, Carlo Pavone, Giancarlo Stacchiotti, Franca Marozzi, Marco Nardinocchi, Pietro Sciaretta, Nicola Celli,Monica Di Luciano, Elena Malatesta, Valentina Angelozzi, Luca Ettorre, Rosanna Rastelli, Maria Carmela Valentini, Danilo Ranalli, Marinella Petrini, Luisa Maria Ferri, Lidia Mazzocchitti, Enrico Robuffo. Imputati ai quali l’accusa contesta di aver venduto delle azioni facendole passare invece per cosiddetti ‘pronti contro termine’, investimenti ad un anno con un rendimento garantito. I fatti contestati ai 28 imputati imputati risalgono al 2011, con l’inchiesta partita dalle denunce di alcuni risparmiatori.