491 mila persone in Abruzzo hanno un lavoro. Nel 2017, l’occupazione torna a salire ma non è rientrata nei valori pre-crisi dove l’Istat registrava 511 mila lavoratori occupati.
Nel 2008 il tasso di occupazione sfiorava il 59%, oggi è in calo di 2 punti percentuali (56,8%) ma le persone scoraggiate sono quasi il doppio.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT emerge, inoltre, che i valori del mercato del lavoro abruzzese, in confronto con il 2015 e il 2016, sono in parziale ripresa (rispettivamente +16.000 e +13.000). Aumentano gli occupati e gli attivi, scendono i disoccupati, i lavoratori inattivi e quelli che sono alla ricerca di un’occupazione.
L’occupazione, l’anno scorso, è cresciuta soprattutto nei servizi, mentre nell’industria è rimasta sostanzialmente stabile. Il settore delle costruzioni, insieme all’agricoltura, continua a risentire maggiormente degli effetti della crisi con un calo del numero dei lavoratori occupati.
“Il fatto che nel 2017 la nuova occupazione sia in aumento, soprattutto quella a tempo determinato, ce lo confermano anche i dati dell’INPS (Osservatorio del precariato), - analizza il Segretario della CISL. Purtroppo continua a trattarsi di un’occupazione che non è di qualità e non è stabile. Anzi, per il secondo anno consecutivo il contratto stabile rallenta ulteriormente e non crea posti di lavoro aggiuntivi. Il tempo indeterminato si inaridisce in Abruzzo più che in altre regioni per mancanza di incentivi: scendono le assunzioni e le cessazioni, rallentano anche le trasformazioni dei contratti a termine e di apprendistato in nuovi contratti stabili. Dilaga il contratto a termine e stagionale, che regola oltre l’83% delle nuove assunzioni. Questo problema del lavoro precario, unito a quello della disoccupazione giovanile e femminile, è il vero nodo che la classe politica deve affrontare concretamente con azioni mirate ed urgenti”.
Il 2017, secondo il rapporto delle comunicazioni obbligatorie elaborato dal Ministero del Lavoro, si chiude con una consistente dinamicità del mercato del lavoro abruzzese che è condizionato da una spiccata stagionalità che taglia l’anno in 2 periodi: nei primi 2 trimestri le assunzioni hanno superato nettamente i licenziamenti; nel terzo e quarto trimestre sono prevalse invece le cessazioni, per effetto della scadenza dei numerosissimi contratti a termine e stagionali.
“L’Abruzzo è la regione che ha pagato di più la fine degli incentivi legati al jobs act. Sotto questo aspetto si rivela l’oggettiva debolezza nel sistema produttivo locale delle piccole e medie imprese, anche artigiane: probabilmente, gli incentivi di quest’anno spingeranno al rialzo le assunzioni stabili, ma si conferma una certa fragilità dell’occupazione regionale molto più sensibile, rispetto al resto del paese, alle agevolazioni contributive”, - sottolinea Malandra nell’osservare i dati.
Le ore di Cassa integrazione sono in calo ma la necessità di proseguire in processi di riconversione e riorganizzazione aziendale porta un numero sempre maggiore di imprese usufruisce dello strumento dei contratti di solidarietà.
Le esportazioni continuano ad avere un ruolo centrale sul tessuto produttivo locale e a trainare l’economia regionale. Il valore dei prodotti esportati è aumentato del 10,2%, un valore superiore anche alla media italiana pari al 7,2%.
“La ripresa di crescita è stata fortemente sostenuta da un aumento del valore delle esportazioni”, - commenta i dati dell’ISTAT Leo Malandra Segretario della CISL AbruzzoMolise.
“I prodotti abruzzesi continuano ad essere attrattivi nei mercati esteri, ma per restare competitivi abbiamo bisogno di investire in ricerca e innovazione se vogliamo vincere le sfide della globalizzazione. Il territorio, nel contempo, deve tornare ad essere attrattivo per il mondo delle imprese in termini di infrastrutture, snellimento delle procedure burocratiche, fiscalità di vantaggio e abbattimento dei costi dell’energia, - continua il Segretario Generale della CISL. L’andamento complessivo socio economico dell’Abruzzo, tenuto conto delle inoppugnabili esigenze di forte cambiamento emerse dalla consultazione elettorale, fa sì che per l’interna classe politica il 2018 debba rappresentare l’anno di svolta per l’Abruzzo. Abbiamo una occasione da non perdere: le politiche attive del lavoro. Dobbiamo creare un mercato del lavoro inclusivo e capace di offrire maggiori opportunità ai giovani ed alle donne. Il Governo regionale, inoltre, deve lavorare per dare attuazione a tutti gli strumenti di programmazione Masterplan, Patto per lo sviluppo e Carta di Pescara, senza tralasciare di dare concretezza alle opportunità di rilancio economico delle Zone Economiche Speciali (ZES) con gli imprescindibili lavori già finanziati e programmati per il porto regionale di Ortona. Continueremo a lavorare attraverso un confronto serrato con le istituzioni e le forze politiche per creare quelle condizioni economiche e sociali necessarie alla crescita della regione – conclude Malandra.
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