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Capannelle“Al passo delle Capannelle ha principio o fine, secondo chi vada, una lunga bocca montana, sui milletrè circa: donde, andando ad oriente com'io facevo, saluti rivolgendoti i colli, le acque, i campi signoreggiati dal teramano: che porta, negli occhi, la spera fulgidissima del sole. Così scrive Carlo Emilio Gadda che fu uno scrittore in grado di segnare la letteratura del novecento con il suo linguaggioQuesta strada torna alla ribalta perché è di questi giorni la notizia che, alle Capannelle,cuore del parco nazionale del Gran Sasso, è stato nuovamente  assegnato il titolo  di “strada panoramica più bella d’Italia”

Alle Capannelle si lega la transumanza. Il nome deriverebbe dauna osteria già presente nell'Atlante del Regno di Napoli del 1808, dovuto probabilmente dalle piccole capanne di pastori (appunto capannelle) che erano dislocate nel territorio circostante. Nel passato il valico era utilizzato dalle greggi nel loro trasferimento transumante dai monti abruzzesi del versante teramano verso le pianure dell'agro romano.

La strada delle Capannelle, anche se scomoda, e d'inverno spesso innevata, costituiva l'unico valico che metteva in comunicazione i due versanti del Gran Sasso. Il valico nel passato è stato territorio preferito dai briganti tra i quali il sanguinario Giuseppe Palombieri.

Alla strada delle Capannelle è stato legato il Giro D’Italia.Msono ancora pochi i turisti che la conoscono. Eppure il Passo delle Capannelle, in Abruzzo, è uno dei percorsi più belli lungo la Statale 80 del Gran Sasso d’Italia; un vero spasso, con i suoi meravigliosi paesaggi quando arriva la bella stagione, per i motociclisti che si danno appuntamento sulle sue curve, ma può essere percorsa anche in bicicletta.Si può percorrere in due sensi: da L’Aquila a Teramo o viceversa, entrambi con bellissimi panoramiSe si parte da Teramo venendo dal mare, ci si immerge fin da subito nella montagna abruzzese. Appena usciti dalla galleria di Frondarola lo spettacolo che si ammira è quello del panorama del massiccio del Gran Sasso. Da qui ci si immerge nel Parco Nazionale Monti della Laga. Man mano che si sale il paesaggio si allarga con grandi prati dove pascolano liberamente mandrie e greggi. Ma il tratto più bello è alla fine del percorso, fino al Passo delle Capannelle, a 1.300 metri di altitudine. È un valico appenninico che scavalca la catena del Gran Sasso a Sud e i Monti della Laga a Nord. Il Passo delle Capannelle viene percorso fin dai tempi più remoti. Lo testimoniano i ritrovamenti della via Cecilia, la strada usata dai Romani per collegare la conca aquilana (Amiternum) con le città della costa adriatica. Il Passo delle Capannelle  è da provare almeno una volta nella vita. Panoramica e immersa in scenari naturali mozzafiato. Man mano che si sale, il paesaggio si allarga con grandi prati dove pascolano liberamente mandrie e greggi, mandorleti, vigneti e oliveti, storiche abbazie e la magia silenziosa della vegetazione, il luogo giusto perchi vuole allontanarsi dal caos cittadinoPurtroppo questi luoghi, eredi di un passato glorioso, ora sono praticamente abbandonati. Zone meravigliose sono arroccate sulle alture, nascoste tra le vallate, disperse nelle campagne... centinaia di meravigliosi angoli sono oramai come fantasmi. Ogni tanto dalla strada si dipartono stradine deserte che non portano più da nessuna parte, la vegetazione ne prende possesso, la natura invade delle case risalendo muri e penetrando le finestre rotte, da cui si intravedono le fotografie di famiglia appese alle pareti. Per quale motivo questi luoghi sono stati abbandonati? Perché  alla Regione Abruzzo non è stato mai pensato e messo in atto un progetto di valorizzazione di questo fantastico territorio. Case dimenticate dal tempo potrebbero diventare ostelli per la gioventù, piccoli nuclei abbandonati dei meravigliosi per centri di educazione ambientale . Angoli ormai silenziosi e disabitati sarebbero dei punti turistici unici se la Regione ci investisse almeno un po’. E se la Regione lanciasse un concorso di idee e con coraggio, curiosità e un po' di incoscienza desse mandato ad un gruppo di avventurosi fotografi per scoprire e riportare alla luce le incredibili storie di quei luoghi e gli angoli più belli. Basterebbe un po’ di passione

Leo Nodari