Le lacrime e la gioia. Le lacrime del lutto, che bagnano la scomparsa di Amedeo Di Lodovico. La gioia, per la memoria straordinaria che, nel volgere dalla sua vita, ha scolpito nelle vicende degli umani. Quella di Lodovico, è infatti la storia meravigliosa di uno di quelli “italiani migliori”, di quegli “abruzzesi sani”, che con il loro lavoro hanno segnato il tempo del loro vivere.
Amedeo Di Lodovico aveva 91 anni, era nato a Villa Zaccheo il 25 aprile 1930, si era diplomato Geometra a Teramo ed aveva iniziato la sua attività professionale nello Studio D’Ambrosio. Per chi, come lui, nasce con la capacità di guardare oltre l’orizzonte, quelli teramani erano confini troppo ristretti. Così, poco più che ventenne, decide di partire, per andare a cercare fortuna altrove e, nei primi Anni ’50, “altrove” significa oltre l’Oceano. Parte carico di sogni e di speranze e va in Venezuela, dove insieme a suo fratello Filippo creano l’azienda di costruzioni “Arpigra C.A.” nella quale hanno lavorato tanti altri compaesani, anche loro emigranti. Per chi pensa in grande, costruire significa puntare su un settore difficile, ma pieno di possibilità come quello delle grandi infrastrutture, come le autostrada, firmando lavori importanti non solo in Venezuela, ma anche in Perù, Panama e Costa Rica. E in Italia, dove tornerà per costruire il tratto della A1 tra Chiusi e Fabbro. L’azienda oggi è ancora attiva e la portano avanti i figli.
Le sue attività andavano anche oltre, in Venezuela era l'Editore della "Voce d'Italia", il più antico giornale in lingua italiana dell'America del Sud, ed è stato anche nel direttivo della Casa di Riposo "Villa Pompei", dedicata agli italiani emigranti che purtroppo "non avevano trovato l'America". Con il cuore pieno d’Abruzzo, ha fondato l'"Associazione Abruzzesi del Venezuela", così come l’"Fondazione Abruzzo Solidale" che insieme alla Regione Abruzzo cercava di dare assistenza medica ad emigranti abruzzesi in necessità. Perché, per quelli che hanno scelto di partire, il ritorno resta sempre un progetto del cuore. E se poi, come nel caso di Amedeo, il ritorno significa creare lavoro e nuove possibilità, allora quel partire è stato davvero un segno del destino bello che sorride agli audaci.
Nel 1964, insieme ai fratelli Rastelli, suoi compaesani, i fonda la SIGET, che costruirà gli impianti di risalita di Prati di Tivo.
Lascia la moglie Anna, i figli Erminio, Amadeo, Salvador ed Anna Gabriela, le nuore Patricia, Fabiana, María Grazia ed il genero Giovanni, insieme ad 11 nipoti. Che oggi lo piango, ma col cuore pieno di gioia per avere avuto la fortuna di essere stati la sua famiglia