La crisi della componentistica, con
la carenza di materie prime e in particolare dei microchip,
rischia di mettere in forte crisi il comparto dell'automotive,
che in provincia di TERAMO, in termini di aziende, rappresenta
il 20 per cento del settore metalmeccanico. A confermarlo sono i
dati delle ore di cassa integrazione richieste al 30 settembre:
se nell'intera industria metalmeccanica sono state 326.296, nel
settore automotive sono 202.816, il 62,16% del totale. E le
prospettive, secondo i sindacati, non sarebbero rosee nemmeno
per il 2022. Una situazione che se da un lato sconta la carenza
di semiconduttori, di portata mondiale, dall'altro sarebbe
complicata dall'assenza, a livello nazionale e locale, di una
politica industriale che metta in campo azioni di ampio respiro.
"La situazione nell'automotive è stagnante e questo ci
preoccupa molto - commenta il segretario Fiom Cgil Natascia
Innamorati - in questo momento il problema maggiore è legato
alla componentistica, che non comporta un calo dei volumi quanto
la difficoltà a lavorare gli ordini. Spesso le aziende non
possono mandare un pezzo alla casa madre per l'impossibilità di
assemblare totalmente il prodotto". Molte aziende stanno
ricorrendo alla cassa integrazione, in scadenza a fine 2021, ma
che potrebbe essere prorogata anche per il 2022 e a cui
potrebbero fare da contraltare, in base alla disponibilità delle
materie prime, anche picchi di lavoro straordinario. "Questa
eccessiva flessibilità durerà almeno fino al 2022 - continua
Innamorati - e una volta superato il problema dei
semiconduttori, legato al fatto che durante la pandemia c'è
stata una grande richiesta di componenti per il settore
dell'elettronica, avremo a che fare con i problemi legati a
riqualificazione e riconversione ambientale".