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Dove l’Uomo non arriva, intervenga il Divino. E’ un po’ questa, la ratio della lettera che il senatore Luciano D’Alfonso ha scritto a Padre Damiano, Rettore del Santuario della Madonna delle Grazie e per conoscenza al vescovo Leuzzi, al Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, al Rettore Dino Mastrocola e al Rettore emerito Luciano D’Amico. Il tema? L’ex manicomio. O meglio: i lavori all’ex manicomio e il motivo della lettera è tutto in un passaggio: “… devo prendere atto che la politica a questo punto non riesca…”.
Già, D’Alfonso ricorda come i soldi siano disponibili, come il progetto sia stato elaborato, ma anche come la “Babilonia” aprutina rischi di vanificare il progetto.
E allora, non resta che affidarsi a Dio, con una lettera ufficiale per la richiesta della celebrazione di una Santa messa propiziatoria.
Come dire: serve un miracolo.
In realtà, nella sua divina invocazione, D’Alfonso parla con la nuora perché la suocera intenda, e invochiamo la divina benevolenza, per aver considerato l’Altissimo una nuora di cotante suocere. D’Alfonso, che conosce la politica, i ritmi della politica e le lentezze della politica, sa quanto stavolta siano stati superati anche i “tempi massimi” delle lentezze possibili e quindi tira una stoccata diretta a tutti quelli che avrebbero dovuto fare e non hanno fatto.
Scrive, il Senatore:

«Dopo averci pensato nei mesi scorsi, oggi mi sono determinato nella volontà di richiedere la celebrazione di una Santa Messa, magari se lo riterrà opportuno secondo le indicazioni previste per linci celebrazione riferita alle necessità della patria o per la comunità civile, perché grazie all 'azione del Sacrificio Eucaristico nella liturgia della Santa Chiesa si possano pacificare gli animi e si conducano le responsabilità pubbliche a dare un tempo preciso all’avviamento dei lavori per la rinascita del Manicomio di Teramo, come sito capace di accogliere attività culturali, formative ed educative, in linea con la missione dell 'Università nella città e nella provincia di Teramo e nella regione Abruzzo.
C’è un progetto di valore, che a suo tempo venne finanziato da Regione Abruzzo, attraverso le risorse del Masterplan.
Per anni ho studiato la decisione pubblica e, frequentando le ore di insegnamento dell’eccellenza universitaria della facoltà di Scienze Politiche dì Teramo, ho compreso, e con me tanti altri studenti del tempo, che la decisione pubblica ha bisogno fondamentalmente di risorse finanziarie.
Le risorse finanziarie per la rinascita del Manicomio ci sono tutte, e grazie a Dìo sono state collocate per tempo nella giusta direzione.
Poi è partita la stagione della elaborazione progettuale, che mi risulta essere stata assegnata idoneamente a professionalità dì rilievo.
Da quel momento in poi è arrivata “Babilonia”.
Sono fermamente preoccupato, profondamente impensierito, poiché le risorse, se vengono ghiacciate, nel corso degli anni perdono di capacità realizzativa: ciò che era possibile fare tre anni fa, oggi è possìbile farlo con minore consistenza realizzativa.
Poiché sono consapevole che accanto alle risorse finanziarie è necessaria l’altra grande risorsa dell’allineamento delle volontà, devo prendere atto che la politica a questo punto non riesca evidentemente ad allineare tali volontà necessarie!
Credo molto alla Parola del Vangelo, e credo molto alla Parola amministrata nell’adeguatezza di una convocazione liturgica, come la tradizione millenaria della Chiesa apostolica
Mi sono permesso anche di sottoporre la mia esigenza al Vescovo di Teramo se può validare questa richiesta di aiuto, affinché predisponga gli animi delle persone che hanno ruolo pubblico su questo tema in questo momento particolarissimo.
Il Sindaco di Teramo che vive probabilmente la mia stessa sofferenza, sono convinto che condivida questa richiesta, così come l ’attuale Magnifico Rettore, che non ho modo di frequentare come il suo predecessore, ma sono altrettanto convinto che sottoscriverebbe anch’egli questa lettera.
Non proferisco parola quanto allo stato d’animo del Rettore Emerito Luciano D’Amico, poiché riesco a prefigurare il suo pensiero, solo misurando la gravità delle questioni, senza neanche parlarci.
La prego, Reverendo Padre, di farmi sapere come posso fare idonea offerta economica, poiché nulla sarebbe in paragone se avvenisse al più presto, poiché davvero ne avverto l’estrema urgenza”.

Non resta che sperare che la Fede possa dove la Politica ha fallito. E che i lavori possano cominciare… per grazia ricevuta.