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Per il crollo della Teramo Mare a dicembre scorso sono arrivate quattro condanne, in primo grado, ad 8 mesi ciascuno, al direttore dei lavori Anas, al direttore delegato dei lavori, al procuratore speciale delle imprese esecutrici dell'opera costituitesi in Ati e al direttore tecnico. La strada franò il 22 aprile del 2009. La paura che un nuovo crollo potesse accadere serpeggia da ieri sera, quando gli operai Anas sono tornati sullo stesso punto crollato sei anni fa e una tragedia si evitò solo grazie al provvidenziale transito, proprio in quei minuti, di una pattuglia della Polizia Stradale di Teramo. La minaccia reale, sei anni fa come oggi, resta il Tordino. Ad ogni pioggia incessante, ad ogni ondata di maltempo, ad ogni bollettino d'allerta diramato dalla Protezione Civile regionale, si riaccendono i riflettori sugli argini del Tordino su cui è stata realizzata la Teramo-Mare. Ecco come si presentava ieri il fiume, nello stesso esatto punto che da ieri sera è soggetto ad un movimento franoso. L'Anas, per questo, da ieri è intervenuta. E sta intervenendo tuttora, sfruttando la tregua che la pioggia sta concedendo al capoluogo. Si sta riposizionando parte di terreno e sabbia in corrispondenza delle famose gabbionate posizionate per riconsolidare il versante di superstrada costantemente minacciato dal corso d'acqua. Sul crollo del 2009 la procura ha ipotizzato che quel tratto di strada franò perchè non era stata costruita seguendo le norme e soprattutto perchè non era stato utilizzato il materiale adatto per il cosiddetto "rilevato" stradale sotto il tappeto d'asfalto. Con l'ondata di maltempo di ieri e l'ingrossamento del Tordino, la paura è tornata. L'Anas continua a lavorare e a monitorare il movimento franoso in atto. La speranza è solo una: che la pioggia smetta di tormentare la Provincia. teramomare