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sushiteramo

Rubrica saltuaria di satira mattutina

E’ tradizione, nella nostra storia giornalistica, concederci un pesce d’aprile, la possibilità, una volta all’anno, di fare quello che i giornalisti veri non devono mai fare: scrivere una notizia inventata. Un gioco, un divertimento, ma anche, quando è fatto bene, uno spunto vero in una storia falsa. Quest’anno, visto che il Primo Aprile era Pasqua, abbiamo deciso di farlo sì il pesce d’aprile, ma di spostarlo dal primo all’ultimo giorno del mese. E lo abbiamo fatto ieri, con la decisiva complicità dell’amico Luca Boschi, che ha ideato e fatto realizzare (da Fabio Panichi) il fotomontaggio delle “Sushivirtù” preparate dai due cuochi Daiki Tamasaba e Takumi Nishikigoi. A proposito, Daiki e Takumi sono i nomi più diffusi in Giappone, mentre i cognomi: Tamasaba è il pesce rosso e Nishikigoi significa letteralmente “Carpa Goi”, la famosa carpa nipponica. Sono stati tantissimi i lettori del nostro pesce di fine aprile. E, tra loro, ovviamente, non sono mancati quelli che hanno intuito subito che si trattava di una provocazione seria in veste scherzosa (c'erano segnali a profusione), così come non sono mancate le reazioni (che poi erano lo scopo della nostra provocazione), ma non sempre si è trattato di reazioni “composte”, come quelle che abbiamo raccolto tra “Accoglienti”, “Possibilisti”, “Contrari”, “Impegnati”.
Non sono sono mancati, infatti, neanche i “professori”, quelli che, con il chiaro intento di dispensarci lezioni di vita e di professione, hanno colto l’occasione per l’immancabile offesa, sprecando energie che, se solo le avessero impegnate nella lettura dell’articolo, avrebbero di certo evitato di abboccare in maniera così clamorosa. In fondo, diceva Tullio De Mauro “Gli italiani che non comprendono bene un testo scritto sono il 70%”… il problema è che, tra questi, c’è anche chi si arroga il diritto di elargire pillole di saggezza civile/giornalistica. Eppure, sarebbe bastato notare che non c’è il numero del ristorante né il nome, per rendersi conto che non esiste. O magari cercare i cuochi su internet, per saperne di più… e scoprire che si trattava di una fake news, creata ad arte per sollecitare una riflessione sul fatto che Teramo non sa celebrare le sue ricchezze. In questa nostra provocazione, non c'era affatto la difesa di un piatto tradizionale dai pericoli dell'invasione cinogiapponese, c'era molto di più: c'era il senso del rispetto per quello che siamo, c'era un Teatro Romano che rischia di diventare una sorta di acquario, c'era un Corso violentato da un trespolo cromato, c'erano i palazzi antichi abbattuti per far posto a brutte case nuove, c'era la tristezza che assorbe i pensieri di chi si rassegna a vivere in una città che non riconosce. C'era questo, in quelle finte "sushivirtù". Ma i professoroni della tastiera, i gladiatori del social, non l'hanno capito. No, presi com’erano dalla loro foga censoria, novelli crociati della verità, hanno preferito sprecar tempo per invitarci a "restare chiusi in redazione", o ad "aprire le nostre menti", accusandoci anche di essere "ridicoli "e mostrando, mentre si dibattevano come salmoni presi all’amo della nostra riuscitissima provocazione, quanto il singhiozzare culturale di chi parla senza sapere, di chi giudica senza informarsi, di chi commenta senza averne le capacità, di chi vota senza riflettere, di chi approva senza studiare... sia uno dei più (stavolta veri) grandi problemi di questa città….

 

ACCOGLIENTI

Fiona Amar Devta Sansone In verità, se così possiamo dire, le Virtù sono molto vicine ma molto, per nascita, per preparazione a un'altra grandissima tradizione, il Ramen. Ora se c'è qualcosa di errato è la parola Sushi... Ma poi non comprendo l'offesa, invece di spostarci dal trono del valore a volte potremmo solo comprendere quanto vicini siamo anche sulle tavole o nelle ciotole... Buone Virtù a tutt*

 

Maria Pia Centuori Non vedo il problema.
Questo piatto è una cosa a se non é " virtù", x cui se uno è incuriosito lo mangia...altrimenti no..
X me è peggio chi ricopre la pizza dogge con la panna e x di più la " opla'"

 

Luca Melchiorre Perché un omaggio rivisitato dovrebbe essere un'offesa? Hanno pure scritto sushivirtù per ribadire che si tratta di un omaggio. Mica fanno come gli americani che chiamano la loro lasagna semplicemente lasagna invece di lasagna demmerda.

 

POSSIBILISTI

 

Diamante Rodomonti Dov'è il problema?Sono una reintepretazione basta restare legati alle tradizioni...

Isabella Flagelli Potrebbe anche essere un omaggio orientale alla cucina teramana! È talmente distante dal piatto tradizionale che non crea problemi competitivi

 

CONTRARI

 

Mario Mazzoni Basta boicottare ( nessuno vada a mangiarle !) e in un paio d'anni non ci riprovano più ..della serie :giù le mani dalle nostre Virtù ! ( Che fa pure rima!) . Di questo passo arriveranno a propinarci le ..scrippelle 'mbuss al brodo di alghe , Lu tnmball alle mandorle e soia , li mazzarell con gambeli !!

 

 

GLI IMPEGNATI

 

Laura Castagna La grandissima offesa a Teramo che stanno per fare è la serra sull'anfiteatro. Da teramana mi offende molto più delle virtù di sushi

Maria Quaranta Bravissima! Si pensa e si parla solo di cazzate

 

 

I PROFESSORI

 

Vittorio D’Ambrosio GRAVISSIMA OFFESA...state alla frutta

 

Pasquale Scellone Ruggieri gravissima offesa!!! ahahahahah

 

Guido Buddy Maceri Siete ridicoli a dir poco,la vera offesa sono le vostre parole scritte in questo articolo! Siete solo dei poveri patriottisti di sta ceppa, siete la prima ragione della non crescita culturale di questa città sempre più spenta, sempre più morta! Cancellate questo articolo da poveracci e chiedete scusa a chi prova a far qualcosa di diverso in un mondo piatto e schifoso come quello che vivete voi!

 

Nicola Malafronte Ecco la dimostrazione che coloro che si insediano in un territorio dimostrano più amore di chi ci è nato. Un gesto d'amore che si chiama fusion kitchen.... Al Signore o signora che ha redatto l'articolo, la vera offesa la sta facendo a tutti coloro che studiano, ricercano, sperimentano e soprattutto non offendono la tradizione. Concludo con una domanda-riflessione: quale ricetta italiana è stata mai catalogata? Matematicamente impossibile, la ricetta della nonna esiste ma era diversa dalla vicina di casa, ancora diversa dall'altra vicina e così via. Sig giornalista, si dedichi ad altri argomenti e open your mind!!!

 

Omar Pallotta Sono imbarazzato. Dal vostro articolo, s'intende, posto che dovreste rappresentare la "voce" degli abitanti di Teramo e provincia. Non la mia, questo è certo. E nemmeno quella di molti altri, mi sembra di capire. Chiudetevi in redazione - attorno ad un tavolo - e, a turno, scrivete sulla lavagnetta: "di battere le ditina a caso sul computer non son degno". Magari, poi, vi passa la voglia di scrivere un simile abominio di articolo.

 

Mimmo Attanasii. Riapro solo momentaneamente il mio profilo, per denunciare qualcosa di becero che mi coinvolge come teramano. Questa la mia replica a un articolo di un giornale locale on line “I teramani si dimostrano sempre più chiusi in se stessi, indifferenti e impreparati dinanzi a qualsiasi intenzione innovativa. Prendo le dovute distanze dalle affermazioni proclamate da una testata giornalistica locale. Nell’illusione che non tutti gli abruzzesi si dimostrino così maldisposti nei confronti di chi desidera omaggiare le tradizioni culinarie del paese che li ospita. Scusateci se potete”.