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signor bonaventura

Qui comincia l’avventura 
di Valdo Di Bonaventura
che cantava a tutte le ore
«che bello fare l’assessore»

 

E’ un lavoro niente male
si sta sempre sul giornale
e anche quando non fa niente
plaude il blogger compiacente

 

Dice in tv ogni mattino
“Voglio bene agll’ inquilino
delle case popolari
mi son tutti tanto cari”

 

Il buon Valdo già s’attrezza
è il terror della monnezza
e la mente poi gli brilla
quando entra nella Villa

 

«Toglierò le tartarughe
e i muretti con le fughe
ci rimetto anche due cigni»
Gli alberi? Scì, mo mign

 

E lo sfalcio dell’erbaccia
è proprio una storiaccia
dice «Non è colpa mia»
non si taglia e così sia

 

Importante è far vedere
progettare e programmare
farsi fare un’intervista
apparire, e tanto basta

 

Ma la cosa divertente
anche un poco preoccupante
è la lettera che avvampa
che ha spedito lui alla stampa

 

E’ furioso come un pazzo
dice «Io m’incazzo
perché l’Ater ha abbandonati
i palazzi già sfollati»

 

«Questi sono brutti fatti
ho visto serpi e pure ratti
è davvero tutto un cesso
e solo io me ne interesso»

 

L’assessore è sempre in vista
qui ci vuole un’intervista
una foto sull’aiuola
e del blogger la poesiola

 

Eppure, una dubbio resta
come un tarlo nella testa:
prima d’esser pensionato
si sa, eri un impiegato
lo sanno tutti, è notorio
dell’Ater eri funzionario:
quello sporco già esisteva
forse non t’interessava?

 

Dall’interno non parlasti
non dicesti, non facesti
topi, serpi e sporchi vari
alle case popolari
ci sono, ormai è noto
fin da dopo il terremoto
che sia stata una tua svista
se non c’era un’intervista?
Rispondici dai, così a caldo
«Tu dov’eri caro Valdo?»