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Non ci sono cétégorie

TrattorespiaggiaL’immagine che più d’ogni altra potrebbe oggi rappresentare e persino simboleggiare la città di Pineto, non è forse più la spettacolare pineta Filiani, quanto piuttosto quella dei trattori che per anni sono stati impiegati, in maniera massiccia e sistematica, per rimuovere dalle spiagge i preziosi sedimenti trasportati dalla corrente.

Un’opera di programmata devastazione ambientale, realizzata e perseguita con rara pervicacia, allo scopo dichiarato d’impedire l’accumulo di ghiaia nel tratto di spiaggia posta a nord della foce del torrente Calvano (vd. album fotografico: https://photos.app.goo.gl/XmrgbrHb9Godd4246) .

Ma per tutelare quale interesse è stata mai concepita tale insensata e dannosa iniziativa?

Gli operatori turistici della zona non gradivano la presenza dei ciottoli sulla spiaggia ricevuta in concessione e così, per oltre un decennio, hanno favorito la continua rimozione dei sedimenti provenienti in abbondanza dalla foce del fiume Vomano, al punto di contribuire all’erosione della spiaggia ormai scomparsa, ovvero la principale fonte dei loro guadagni.
Ma non basta.

Hanno inoltre approvato e sostenuto la costruzione e persino la recente ristrutturazione di una barriera di massi verticale rispetto alla linea di riva (cd. pennello), ubicata poco a nord del tratto di spiaggia corrispondente alla pinetina Catucci, sempre con lo scopo di bloccare il flusso dei sedimenti sassosi.

Il risultato? I ciottoli, com’era prevedibile, si sono fatti gioco del pennello aggirandolo, mentre detta struttura ha accelerato e potenziato i processi erosivi e così la spiaggia è letteralmente scomparsa.

Per meglio comprendere il fenomeno descritto è utile ricordare che, lungo quasi tutta la costa italiana del mare Adriatico, le correnti marine hanno una direzione prevalente da nord verso sud, e quindi, il materiale (sabbia, sedimenti, ghiaia) trasportato dai fiumi, si sposta lungo la riva seguendo tale direzione, un evento che in geomorfologia è denominato ripascimento, ossia il fenomeno naturale che determina l’accrescimento del volume di un tratto di spiaggia.

SpiaggiatrattoreIl famigerato pennello, purtroppo, ha interrotto in parte il flusso del materiale proveniente dal fiume Vomano e trasportato dalla corrente verso nord, con la conseguenza che è stato fortemente ridotto il ripascimento naturale e favorita inoltre l’erosione ad opera delle correnti da scirocco-grecale, circostanza che, nel corso degli anni, ha richiesto ripetuti interventi di ripascimento artificiale, detto anche “morbido”, ma che proprio morbido non è, considerata la ripetuta devastazione dei fondali marini da cui è stata aspirata la sabbia.

Un disastro ambientale provocato artificialmente che presenta i connotati sempre più evidenti di un “disastro erariale”, considerati gli enormi costi per l’Erario e l’inutilità di un’opera effimera, spazzata via già dalle prime mareggiate di fine estate.

Sarebbe stato sufficiente consultare l’”Atlante delle opere di sistemazione costiera – Manuale e linee guida”, redatto dall’ATAP n. 44/2007, per “scoprire” che (pag. 37) “quando vengono costituiti dei pennelli è praticamente inevitabile, salvo interventi particolari, che la spiaggia sotto flusso venga danneggiata dalla riduzione del trasporto solido che la alimentava”…

Ma ora che la spiaggia non c’è più?

Non sarebbe stato meglio tenersi i sassi, considerato che le spiagge più belle d’Italia e abruzzesi sono composte di ghiaia?

Ma ormai il danno è fatto e, vista la difficoltà se non l’impossibilità di ripararlo, ben potrebbe assumere i connotati di un disastro ambientale di possibile rilevanza penale.

Quale la soluzione?

Cominciano subito con il ricordare che l’Amministrazione del Comune di Pineto nulla ha fatto per rimuovere le due principali cause dell’erosione, e cioè vietare la rimozione dei sedimenti tramite il massiccio impiego dei trattori e, soprattutto, smantellare il famigerato pennello, limitandosi ad invocare ogni anno l’intervento della Regione per finanziare il solito ripascimento artificiale e così buttato a mare, nel corso degli anni, milioni di euro.

I poveri turisti sono stati costretti a trascorrere la villeggiatura su una spiaggia ricoperta di sabbia sporca e maleodorante e a praticare lo slalom tra i trattori, impiegati senza alcuna cautela, persino durante la stagione balneare in orario diurno.

Ed ora la Regione sarà costretta a spendere altri milioni per realizzare ciclopiche opere di costruzione di barriere e pennelli di massi, la cui efficacia è tutt’altro che certa.

Ma il Comune di Pineto che non ha ostacolato il prelievo dei sedimenti dalla spiaggia, al punto d’aver di fatto creato un nuovo tipo di turismo balneare, denominato con triste ironia “tratturismo”, sembra si sia fatto revocare il finanziamento regionale.

Ma com’è possibile che un’Amministrazione Comunale targata oltretutto P.D., possa mai aver di fatto rinunziato a gestire un così ricco appalto? Un mistero.

Certo è che l’irresoluto e titubante sindaco Verrocchio per (non) risolvere la questione si è sempre venuto a trovare tra l’incudine e il martello:

da un lato gli operatori balneari di Pineto nord che, dopo aver consentito la sistematica rimozione dei sedimenti e quindi contribuito ad accelerare l’erosione, hanno invocato la realizzazione delle scogliere artificiali; dall’altro i loro agguerriti colleghi di Pineto sud, giustamente preoccupati che la realizzazione di dette opere possa accelerare l’erosione anche a sud.

Ma più che una preoccupazione si tratta di una certezza.

E allora? Come si può fare?

Meglio non decidere e, piuttosto che scontentare l’elettorato, lasciare la responsabilità di ogni decisione alla Regione?

Ma se, come dimostra l’esperienza non solo di Pineto ma anche, ad esempio, quella di Silvi, i pennelli producono inevitabilmente erosione sottoflusso (sud rispetto all’ubicazione della struttura), per quale arcana ragione non sono state oggetto di studio soluzioni alternative per la realizzazione di strutture che, pur proteggendo le spiagge contro la forza erosiva delle mareggiate, non impediscano o limitino il passaggio dei sedimenti?

Una soluzione in realtà esiste ed avrebbe un costo decisamente meno elevato per l’Erario ed è quella utilizzata da secoli in Olanda:

le barriere verticali sono costruite tramite pali di legno che, pur smorzando l’effetto erosivo delle correnti e delle mareggiate, consentono il passaggio e quindi l’accumulo uniforme dei sedimenti, così potenziando il ripascimento naturale.

Ma allora, perché mai non adottare un così efficace, meno costoso e impattante sistema piuttosto che demolire le nostre montagne oltretutto con elevatissimi costi per l’Erario?

Quali affari e speculazioni si muovono dietro un sistema ormai consolidato che, nella migliore delle ipotesi, ha deturpato e stravolto le nostre coste, spesso senza conseguire alcun utile risultato?
Vincenzo di Nanna

 

DINANNAOK