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Brucia a Nerito il fuoco di Natale, antichissimo rito pagano. Nel cuore del borgo, circondato dai boschi, il fuoco di Natale viene acceso dopo una lunga preparazione, unico nel panorama provinciale, è un rito propiziatorio di natura solstiziale con significato di purificazione e rinascita. 
Gli abitanti del borgo accatastano nella Piazza dell'Indipendenza, attorno ad un grande palo alto circa dieci metri che prende il nome dialettale di "stanga", quasi 100 quintali di legna cui dopo il tramonto viene appiccato il fuoco. Costantemente alimentato fino all'Epifania.
 Il fuoco di Natale di Nerito appartiene a una costellazione di rituali contrassegnati dall’accensione di fuochi in campagna o in montagna, in relazione a particolari ricorrenze calendariali, come i solstizi e la confluenza operata in seguito dal Cristianesimo con feste religiose e con il culto mariano e quello di alcuni santi: Sant’Antonio abate, San Giovanni Battista, San Giuseppe, San Tommaso e numerosi altri. Le ipotesi locali e i relativi discorsi, soprattutto in tempi recenti, tendono a ricondurre le origini del fuoco a epoche remote, precristiane, secondo una frequente abitudine tesa a evidenziare l’antichità dei rituali per suffragarne l’importanza attraverso una lunga continuità storica.

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I racconti degli anziani, tuttavia, sembrano dire altro, legando strettamente l’uso del fuoco della Vigilia alle vicende della nascita di Cristo, all’attesa del suo arrivo e alla necessità di riunificare in tale circostanza la comunità attorno a un’azione rituale significativa, che nasca dalla cooperazione pacifica, dalla condivisione e dall’opportunità di raccogliersi attorno a un evento catalizzatore. Il fuoco serve così a scaldare la nascita di Gesù, e a tenere viva l’attenzione di questo accadimento prodigioso e salvifico fino all’Epifania, manifestazione della divinità di Cristo all’arrivo dei Magi ma anche ricorrenza del suo battesimo nel fiume Giordano.

La comunità maschile del paese si riunisce attorno alla preparazione di una grande pira, la cui costruzione sembra ispirarsi alla tecnica di realizzazione delle carbonaie, un tempo molto praticate nei boschi circostanti. Luogo segnato dalla storica presenza di boscaioli Nerito crea la sua pira su base circolare, attraverso la giustapposizione di tronchi e rami via via più piccoli, che ne determinano la caratteristica forma conica. Il fuoco di Natale esalta la dimensione sociale del rito, fondato sulla cooperazione permanente dai giorni che precedono la costruzione, necessari a raccogliere un ingente quantitativo di legna (circa 150 quintali), ai giorni seguenti, quando si deve alimentare costantemente il fuoco (con ulteriori 200 quintali circa) fino alla sua estinzione, il 6 gennaio.

In passato la pira era più piccola, e ogni famiglia contribuiva con un quantitativo di legna sottratto a quello necessario a tenere vivo il focolare domestico; così come, nei giorni successivi all’accensione, era compito di ciascuno portare qualche tronco per alimentare il falò collettivo. Da alcuni anni i mezzi meccanici hanno semplificato alcune fasi costruttive rendendo al contempo possibile l’elevazione di una pira di più imponenti dimensioni; è consuetudine inoltre concluderne la realizzazione allestendo la parte anteriore con tronchi scolpiti e decorati con una motosega e un pirografo.

La sera della Viglia, quando è ormai scuro, il falò viene acceso dopo la benedizione del parroco. Secondo la tradizione trasmessa in paese l’azione è compiuta dal più anziano, in segno di rispetto e di continuità della pratica e della stessa comunità, o da figure di particolare rilievo designate di volta in volta. Al chiarore caldo del fuoco acceso trascorrono le sere e le notti, in compagnia dei paesani e dei familiari, tra chiacchiere e racconti, come davanti a un gigantesco camino.

(Dal sito gransassolagaich.it)