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 CASTELLIELSO.png«Abbiamo deciso di andare a cercarlo a Cellino, perché lì aveva molti pazienti e capitava che, anche nei giorni di festa, andasse a visitarli a casa». Nelle parole di Mirko De Berardinis, segretario di Rifondazione, c’è il racconto familiare di una tragedia che, da questa mattina, ha consegnato a Teramo un lutto inaccettabile. E’ lui, Mirko, il nipote che, per primo, ha trovato il corpo dello zio, ormai senza vita, nella rimessa della casa di famiglia a Val Viano, una località a sei chilometri da Cellino. Le ricerche, erano cominciate in serata, quando il dottor Castelli, non è rientrato a casa per la cena. Non accadeva mai che tardasse senza avvertire. Era uscito di casa dopo pranzo, verso le 16, perché, benché fosse una giornata festiva, voleva andare in studio a sistemare un po’ di carte. I medici di famiglia, specie se come lui responsabili di moltissimi pazienti, hanno sempre qualche pratica arretrata e lui approfittava delle giornate festive per sistemarle. Non vedendolo rientrare, però, la moglie Pina ha cominciato a chiamarlo sul telefonino, che risultava sempre spento. Col passare delle ore, la preoccupazione ha cominciato a farsi strada e la moglie, per avere un aiuto nella ricerca, ha chiamato il nipote, Mirko appunto, che subito si è messo a disposizione.
«Abbiamo cercato per Teramo, per vedere se si riuscisse a trovare la macchina di zio Elso, pensavamo che fosse andato a visitare qualche paziente e che il telefonino si fosse scaricato… ma quella ricerca non ha prodotto risultati, così come le telefonate fatte alle persone che, per un motivo o per un altro, avrebbero potuto sentirlo o incontrarlo,,,».
A quel punto, la famiglia decide di avvertire i Carabinieri, segnalando il fatto della scomparsa del dottor Castelli. Una scomparsa ancora troppo recente, forse, per i canoni delle inchieste su questo genere di situazioni, ma il carattere del dottore, la sua precisione, la sua attenzione nell’informare sempre dei suoi spostamenti, facevano di quelle ore di silenzio un tempo infinitamente più lungo. I Carabinieri prendono nota della targa e del tipo di auto, la cercano, mentre la moglie e il nipote, pensando che potesse essere andato proprio a Cellino, si avviano verso la casa di origine del medico.
«Abbiamo temuto che, per la nebbia e lo stato delle strade, potesse aver avuto un incidente, o che un malore gli impedisse di riattivare il cellulare e chiamarci, così siamo andati a cercarlo, e intanto si erano fatte le undici della sera… e col passare delle ore la preoccupazione andava via via crescendo».
L’ipotesi dei familiari, purtroppo, sarà confermata proprio all’arrivo a Val Viano: «La macchina di zio Elso era parcheggiata lì, nella casa di campagna - racconta Mirko De Berardinis - abbiamo subito avvertito i Carabinieri e siamo entrati a cercarlo, ma in casa non c’era.. solo dopo ho pensato di andare con una torcia a controllare nella rimessa e lì ho visto una scena che non potrò mai dimenticare».
Per Elso Castelli, non c’era più nulla da fare. E quel fucile vicino al corpo senza vita, raccontava di una tragedia senza spiegazioni possibili.
«Non riusciamo a capire i motivi di questa scelta… non c’era nulla che potesse giustificare un dolore dell’anima così profondo, era una persona solare, impegnata nella professione e nel sociale, sempre disponibile… questa tragedia non ha spiegazioni… anche se adesso, in città, sappiamo che circolano voci che ipotizzano di un problema di salute, ma a noi non risulta nulla e non sappiamo se si tratta di solo di voci o se siano frutto del racconto di qualcuno che, in ambito medico, sapeva davvero dell’esistenza di un problema… per noi adesso è solo dolore, un dolore enorme…»