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Le accompagnava sulla Bonifica del Tronto, concorrendo a ridurle in schiave del sesso. Per lui, un tassista ascolano, nonostante la pena ridotta, è arrivata conferma dell'obbligo di risarcire le ragazze nigeriane ridotte in schiavitù per anni e costretti a vendersi, a prostituirsi. Lo ha stabilito la corte d’assise d’appello di Perugia nei confronti del 53enne ascolano Giovanni D'Eusebio, il tassista delle prostitute: doveva rispondere dell’accusa di sfruttamento della prostituzione. Pena ridotta per lui, confermato il risarcimento per le ragazze. Ma questo processo che si svolto a Perugia è solo una piccola parte di una procedimento più vasto che si è concluso due anni fa con condanne complessive per quasi 120 anni di carcere a carico di un clan di nigeriani che costringeva alcune giovani donne connazionali a prostituirsi sulla Bonifica del Tronto dopo averle praticamente ridotte in uno stato di schiavitù. Questa pesantissima accusa non riguarda D'Eusebio, processato per il reato più lieve di sfruttamento della prostituzione, nei confronti del quale la Cassazione aveva annullato la precedente condanna a due anni e tre mesi e aveva disposto il nuovo processo davanti alla corte d’assise d’appello di Perugia. La pena per il tassista è stata ridotta ad un anno e cinque mesi e dovrà risarcire le ragazze costituitesi parte civile nel processo, con un atto di coraggio che molto fece discutere all'epoca del rinvio a giudizio: a ciascuna delle sei vittime il tassista dovrà dare 50mila euro più diecimila euro all’associazione On the Road di Martinsicuro e alla cooperativa sociale Be Free di Roma, che avevano preso in carico le ragazze sfruttate dopo aver trovato il coraggio di denunciare i loro sfruttatori. prostituzione 2