Droga, denaro in contanti e orologi di
lusso sono stati sequestrati dai carabinieri durante l'esecuzione
delle ordinanze nei confronti di 32 persone per traffico di droga e
benefici a detenuti nel carcere romano di Rebibbia. Nell'ambito delle
attività, che hanno interessato diversi quartieri della città di Roma
e alcune province sul territorio nazionale (Napoli, Avellino, Viterbo,
L'Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo) sono stati inoltre notificati 5
avvisi di fissazione di interrogatorio preventivo nei confronti di
altrettanti ulteriori indagati (di cui 2 già detenuti per altra causa)
ed eseguite complessivamente 44 perquisizioni. Le indagini, avviate
nel giugno 2017 e condotte dai reparti investigativi operanti, sotto
la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito
di sviluppare parallelamente due filoni di indagine, strettamente
collegati tra loro.
In particolare, in una prima fase di indagini, poi terminata nel
novembre 2020, personale del Nic - Nucleo Investigativo Centrale della
Polizia Penitenziaria ha raccolto gravi elementi indiziari sulle
dinamiche che si celavano dietro ad alcune anomalie riscontrate
all'interno della Casa Circondariale di Roma Rebibbia, circa
l'illecita concessione di benefici penitenziari ai detenuti (quali la
prosecuzione dell'espiazione della pena con misure alternative alla
detenzione e meno afflittive, quali il collocamento in comunità
terapeutiche). A questo proposito sono stati raccolti gravi indizi
circa l'esistenza, all'interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.)
dell'ASL Roma 2 operante presso la Casa Circondariale di Rebibbia, di
un sistema, promosso in particolare da uno psicologo (destinatario di
misura cautelare agli arresti domiciliari), finalizzato all'avvio dei
detenuti a trattamenti terapeutici funzionali all'ottenimento di
misure alternative alla detenzione, basate sulla redazione di mendaci
certificazioni attestanti un abuso di stupefacenti/stato di
tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche.
In un'occasione è stato anche registrato un episodio di corruzione,
consistito nel pagamento allo psicologo della somma di 1.000 euro da
parte di un detenuto, in cambio della redazione, peraltro nei tempi
dettati dallo stesso detenuto, di un'apposita relazione psicologica
con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei
benefici penitenziari. È stato inoltre ipotizzato e circostanziato il
rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti, anche per
il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D., finalizzato a
rintracciare ''nuovi'' detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere
maggiori compensi in denaro dall'Azienda Sanitaria di riferimento,
compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore
lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei
detenuti. Gli investigatori del Nic hanno inoltre raccolto gravi
indizi di colpevolezza in ordine all'esistenza di un disegno criminoso
escogitato dallo psicologo, anche con la complicità di altri
professionisti sanitari, diretto a reperire fondi di natura pubblica
(circa 100.000 euro) tramite una turbata libertà del procedimento di
scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione
Lazio denominato ''Progetto Sportello'', effettivamente poi assegnato
a un'associazione, costituita dai citati operatori volontari del
Ser.D. su input dello psicologo. I fondi non sono alla fine mai stati
erogati e l'assegnazione del bando è stata revocata dopo il riscontro
di alcune anomalie circa l'organizzazione dell'associazione, ritenuta
non ''congrua e sostenibile'' dal presidente della commissione
giudicatrice.Nell'ambito della maxi indagine dei
carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia
di Roma, sul carcere romano di Rebibbia, i militari di Frascati
hanno arrestato a Corropoli, in collaborazione con i
colleghi della locale stazione, un cittadino albanese che si
trovava in paese per far visita a conoscenti, ma non risulta
abbia commesso reati in Abruzzo.