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ris.jpgSi chiama “urbex” ed è una specie di gioco, che sta diventando moda. La parola, che è inglese, spiega tutto, perché nasce da URban EXploration, e identifica la passione di gruppi di persone che, nel tempo libero, vanno ad esplorare immobili abbandonati nella nostre città. Fabbriche dismesse, ville abbandonate, ospedali dimenticati, ogni “relitto” urbano è una potenziale scoperta. Unica regola: documentare tutto sui social e non portare mai via nulla. E così volevano fare due appassionati di urbex, un pugliese e un abruzzese, che si sono ritrovati all’Aquila, per andare alla scoperta dell’ex scuola d’arte di Villa Gioia. Tra tutto quello che pensavano di trovare: banchi, sedie, lavagne, fogli, e i resti di qualche bivacco, certo non immaginavano di poter scoprire quella porta chiusa, sbarrata con vecchi banchi e una scritta: RIP. Che sta per riposa in pace. All’interno, il corpo ormai mummificato di un uomo, apparentemente sui 40anni, di origini marocchine. Quando e come sia morto, lo stabilirà l’autopsia disposta dal magistrato, che sarà eseguita oggi dall’anatomopatologo Calvisi. Un dramma della solitudine, forse, ma qualcuno sapeva e non ha pensato a far nulla, se non scrivere quel “rip” sulla porta. 
Nelle stesse ore, a Pescara, in via Sparto, in un edificio abbandonato è stato trovato il corpo senza vita di un 53enne rumeno. Morto per cause naturali, ucciso dalla solitudine.