Nel linguaggio dei siti che offrono materiale pornografico, c'è una ricca categoria di video intitolati "fake casting", nei quali aspiranti pornostar si sottopongono a provini con registi che, ovviamente, sperimentano le loro abilità. Nella finzione dei video, si finge che sia tutto vero e con telecamera nascosta. In questo caso, invece, non c'erano telecamere e di finto c'era davvero un regista, che aveva inventato un set, un film e un copione, solo per poter approfittarsi sessualmente delle attrici, invitate a provare scende del film. Per questo, un finto regista abruzzese, di 60 anni, nativo dell'Aquila ma per anni residente nel Teramano, è accusato di abusi sessuali su donne nel corso di finte audizioni per un film. Secondo l'accusa, l'imputato si sarebbe presentato con un falso nome, promettendo ingaggi retribuiti da americani e inducendo le vittime a partecipare a scene di seduzione. In un caso, avrebbe costretto una donna a simularne un orgasmo, mentre in un altro l'avrebbe spinta a spogliarsi e a mimare atti sessuali. Il Tribunale di Roma ha stabilito che gli atti compiuti violano la sfera sessuale delle vittime e soddisfano il desiderio dell'imputato. Tra le accuse, figura anche la creazione di una falsa delibera comunale per convincere le donne a partecipare a scene provocatorie. Le testimonianze di familiari hanno evidenziato come l'imputato si presentasse come una figura influente nel settore.