Una distesa di tronchi segati, segatura nell’aria e il rumore costante delle motoseghe: questa è stata oggi la scena nei pressi della stazione ferroviaria di Teramo, dove gli addetti delle Ferrovie dello Stato hanno abbattuto, uno dopo l’altro, alcuni pini storici presenti da oltre un secolo.
L’intervento, eseguito nell’ambito dei lavori di ristrutturazione della stazione, ha lasciato attoniti molti cittadini, soprattutto coloro che quotidianamente attraversano quell’area e che hanno visto sparire nel giro di poche ore parte del patrimonio arboreo urbano. Gli alberi, simboli silenziosi di una Teramo d’altri tempi, sono caduti senza alcuna segnalazione preventiva, senza un confronto pubblico e – cosa ancora più grave – nell’indifferenza generale.
Secondo quanto emerso, l’abbattimento sarebbe stato ritenuto necessario per consentire l’avanzamento del cantiere, ma nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa nei giorni precedenti ai lavori. Nessun cartello, nessuna delibera visibile, nessun avviso alla cittadinanza.
«È stato uno shock – racconta una residente della zona –. Ho portato qui mio figlio a giocare per anni all’ombra di quei pini. Vederli cadere uno dopo l’altro è stato un colpo al cuore. E soprattutto, nessuno ci ha detto nulla.»
L’operazione ha visto impegnati per tutta la giornata gli operatori incaricati da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), ma al momento non si registrano reazioni da parte dell’amministrazione comunale. Nessuna presa di posizione, nessuna spiegazione ufficiale sul destino degli alberi e sull’eventuale piano di compensazione ambientale.
Il silenzio delle istituzioni si unisce a quello – assordante – di una cittadinanza forse troppo abituata a non essere coinvolta, a non essere ascoltata. Ma questa volta a cadere non è stato solo un albero, bensì un pezzo di memoria collettiva, di storia silenziosa, di verde urbano già sempre più raro.