Quando il Comune di Teramo le annunciò, anche con un pizzico di enfasi e malcelata autocelebrazione, le nuove “pensiline intelligenti” per le fermate degli autobus sembravano una rivoluzione, tanto funzionale quanto estetica. Che cosa le renda “intelligenti” peró, non si è capito, visto che di tutto quello che il Comune aveva annunciato al popolo viaggiante, cioè “connessione internet wi-fi gratuita, schermi Lcd, al posto della classica palina che segnala la fermata, e attraverso i quali saranno fornite indicazioni su orari, tempi di attesa e di percorrenza delle linee e altre informazioni utili, e poi totem informativi interattivi, collegati ad una piattaforma virtuale e alle relative applicazioni web, dedicati all’erogazione di informazioni su notizie, mobilità, cultura, eventi e turismo”… e altre piacevolezze tecnologiche, non c’è in realtà niente, nonostante un investimento complessivo da quasi cinquecentomila euro, solo per le prime quattordici nuove fermate.
Le nuove pensiline sono squadrate, prima erano “a cupola”, sono in acciaio colorato effetto ruggine, prima erano di plasticona trasparente e soprattutto hanno tutte una bella vetrata alle spalle che riproduce stilizzato il profilo dei più importanti monumenti cittadini. Cosa le renda “intelligenti” rispetto a quelle “stupide” di prima, peró, non si capisce, ma soprattutto non si capisce perché… non offrano possibilità di seduta.
Quelle vecchie, nella loro stupidità, avevano una panchina, magari malmessa e traballante, stile parco pubblico maltenuto, ma era comunque una possibilità di riposo, specie per gli anziani, che sono tra i maggiori frequentatori del servizio urbano.
Quelle nuove, niente panchine.
Le pensiline intelligenti pretendono l’attesa in piedi. In alcune delle nuove, quelle più piccole, in realtà, qualche mezza seduta c’è, nel senso di piccoli appoggi, ma tra tutte brilla la grande pensilina di viale Crispi, la più vicina all’uscita della Stazione ferroviaria, quindi tappa obbligatoria per studenti e pendolari, ma che non offre alcuna possibilità di seduta. Anzi: non offriva, perché alla tecnologica “intelligenza” delle modernissime pensiline, ha fatto eco l’intelligenza pratica dei teramani che, visto l’andazzo, le sedie se le sono portate da casa. C’è chi ha offerto quelle impagliate della cucina della nonna, chi quelle imbottite del tinello della zia, chi quelle eleganti laccate nere del tavolo “buono”, che si usavano solo nei pranzi delle Feste.
Quasi mezzo milione di euro, per offrire uno spettacolo da retrobottega di un mercatino dell’usato. Intanto, sulla vetrata col profilo stilizzato, che il Comune immaginava colorata dal riflesso degli scherni lcd, qualcuno ha attaccato il manifesto di “rustell”, la sagra dell’arrosticino.
L'opera è compiuta.
Applausi.