È un grido d’allarme quello che arriva dalla Sezione “Gran Sasso d’Italia” di Teramo del Club Alpino Italiano, storica realtà che da oltre 110 anni rappresenta un presidio culturale, sociale e ambientale per il territorio. Da giugno, infatti, l’associazione è rimasta senza una sede operativa, a seguito della riconsegna forzata degli spazi occupati all’interno dell’Istituto “Forti” di via Cona.
A comunicarlo è direttamente il Consiglio Direttivo del C.A.I., che ha inviato una nota agli organi di stampa per denunciare la situazione e sollecitare una risposta immediata da parte delle istituzioni. «La nostra sede è stata requisita per allestire una mensa destinata alle classi del Liceo “Delfico”, trasferite nei MUSP a causa della nota emergenza edilizia – si legge nella nota a firma di Giorgio D'Egidio (nella foto), presidente Sezione CAI "Gran Sasso d'Italia"Teramo – ma a noi non è stata offerta alcuna alternativa, nonostante ne avessimo proposte diverse».
Il C.A.I. di Teramo conta oltre 380 soci e svolge un’attività intensa durante tutto l’anno: escursioni, corsi, incontri culturali, progetti scolastici, manutenzione dei sentieri e formazione ambientale. «Tutto questo – prosegue il direttivo – rischia di fermarsi, senza uno spazio fisico in cui organizzare, custodire materiali, incontrarsi e operare. Una sede non è solo un luogo logistico, è il cuore di una comunità attiva e coesa».
La denuncia va oltre il disagio immediato: «Constatiamo con amarezza che né Provincia né Comune, pur consapevoli dell’importanza della nostra realtà, hanno individuato una soluzione tra gli spazi pubblici disponibili. È il segno di una preoccupante mancanza di volontà politica e di una visione miope, che non riconosce il valore del volontariato organizzato e dell’associazionismo civico».
Il C.A.I. fa quindi appello alla cittadinanza, alle istituzioni e al mondo della stampa: «Non chiediamo privilegi, ma solo rispetto e attenzione. Lasciare il C.A.I. di Teramo senza sede è un errore strategico per l’intera collettività. È tempo che qualcuno se ne assuma la responsabilità».