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30f5cba4 caldoLe prime giornate di vero caldo sono arrivate in Abruzzo con un’intensità che lascia poco spazio ai dubbi: l’estate 2025 è pronta a mostrarsi in tutta la sua brutalità. Il termometro, secondo i rilevamenti dell’associazione Caput Frigoris, ha già toccato i 37,3 gradi a L’Aquila, nella zona di Monticchio. Non va meglio nel Pescarese, dove Castiglione a Casauria ha raggiunto i 35,9, e in altre aree interne come Introdacqua e Capestrano. E l’afa lungo la costa, con tassi di umidità altissimi, non offre sollievo.

In poche ore, l’Abruzzo è passato dal clima tardo primaverile a quello delle vere e proprie “notti tropicali”, dove anche il respiro diventa faticoso. Un repentino cambio di scenario che mette in allerta le fasce più fragili della popolazione e richiama ancora una volta l’attenzione sulla necessità di adottare comportamenti consapevoli.

Pescara, in particolare, sarà tra le città con “bollino arancione” nei prossimi giorni secondo il Ministero della Salute. Un’indicazione chiara: le condizioni meteo possono avere effetti negativi sulla salute, specie per anziani, bambini e persone con patologie croniche.

Ma c’è un elemento che merita attenzione, al di là della cronaca meteo: l’anomalia climatica sta diventando la norma. Temperature oltre i 35 gradi in montagna, afa persistente sul litorale, umidità insopportabile in collina: l’Abruzzo, terra di transizione tra Appennino e Adriatico, sembra perdere sempre più le sue tradizionali zone di “equilibrio climatico”.

Se i bollettini parlano di “poche novità” per giovedì, è proprio questa la notizia peggiore: non si intravede tregua, e l’anticiclone africano sembra destinato a durare. Serve allora un cambio di passo anche sul fronte delle politiche ambientali e urbane: più verde nelle città, pianificazione del rischio climatico, protezione delle categorie vulnerabili, rafforzamento dei servizi sociosanitari nelle zone interne.

Perché se l’estate è appena iniziata, l’impressione è che la sfida vera – quella della resilienza al caldo estremo – sia già cominciata. E ignorarla significherebbe condannare interi territori a una lunga, estenuante emergenza silenziosa.