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8297876_OBJ53884692_18772.jpgNon ci furono ritardi nei soccorsi a Pamela Di Lorenzo, la barista 42enne di Alba Adriatica colpita da un fulmine il 5 agosto dello scorso anno mentre passeggiava lungo la battigia con un’amica, nel tratto di spiaggia tra il Piccolo Chalet e i Caraibi. A stabilirlo sono state le indagini coordinate dalla procura di Teramo, condotte su disposizione della pm Enrica Medori, che ha ora avanzato la richiesta di archiviazione del caso, mai giunto all’iscrizione di indagati.

Una tragedia improvvisa e imprevedibile, avvenuta in una giornata di sole e senza pioggia. Pamela fu colpita in pieno dal fulmine insieme ad altre due donne, ma solo lei andò subito in arresto cardiaco. Dopo nove giorni di lotta tra la vita e la morte, la 42enne si è spenta, lasciando dietro di sé un dolore immenso ma anche un gesto di straordinaria generosità: la donazione degli organi, che ha salvato la vita a sette persone.

Il compagno della donna, aveva sporto querela chiedendo di accertare eventuali responsabilità, in particolare legate al tempo trascorso in arresto cardiaco e al presunto ritardo dei soccorsi. Proprio su questo punto si è concentrata la consulenza tecnica disposta dalla procura, che ha chiarito come i soccorsi siano stati tempestivi: il primo intervento è arrivato dopo appena 4 minuti.

Determinanti per l’inchiesta anche gli accertamenti sul defibrillatore semiautomatico, che si trovava a 500 metri di distanza dallo stabilimento ma era stato temporaneamente spostato per lavori sul lungomare. L’apparecchio, utilizzato inizialmente da un turista e successivamente da un infermiere giunto sul posto, non ha erogato la scarica elettrica, indicando invece di proseguire con il massaggio cardiaco, operazione che era già in corso.

Alla luce degli elementi raccolti, la procura ha escluso negligenze o ritardi nell’intervento. I familiari di Pamela hanno scelto di non opporsi alla richiesta di archiviazione, accettando il verdetto di una vicenda dolorosa e segnata dal destino.