Otto multe in pochi mesi. Tutte per lo stesso motivo: aver superato di pochissimi chilometri orari il limite di velocità lungo la strada provinciale San Nicolò–Garrufo, dove il limite è fissato a 70 km/h. Davide Di Martino, pendolare teramano, è esasperato. “Non riesco a pagarle tutte – racconta –. Io quella strada la percorro ogni giorno per andare a lavorare. Ma così non si può vivere: non posso lavorare solo per pagare multe. È diventata una condanna”. Secondo Di Martino, il limite imposto sarebbe eccessivamente basso rispetto al contesto stradale. “Mi appello alla Provincia – dice – affinché valuti la possibilità di aumentare, anche di poco, il limite di velocità. Nelle mie condizioni ci sono tante altre persone, che ogni giorno vengono penalizzate da un provvedimento che sembra fatto più per fare cassa che per garantire sicurezza”.
UNA STRADA SOTTO CONTROLLO
La tratta San Nicolò–Garrufo è ormai nota agli automobilisti per la presenza di autovelox fissi e mobili, che sanzionano anche minimi sforamenti dei limiti. Un sistema che ha sollevato non poche polemiche tra i residenti e i lavoratori pendolari, molti dei quali lamentano un approccio più repressivo che preventivo da parte delle autorità.
APPELLO ALLA PROVINCIA
L’appello di Di Martino è chiaro: “Non si tratta di irresponsabilità, ma di buon senso. Se davvero si vuole garantire sicurezza, si intervenga con segnaletica più visibile e controlli mirati, non con multe a raffica per 5 km/h in più”.
In attesa di una risposta ufficiale da parte della Provincia, il malcontento cresce. E con esso, il rischio che la fiducia dei cittadini nelle istituzioni si trasformi in rabbia.