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Lunedì ero a Roseto degli Abruzzi, località della costa teramana che amo da sempre e che ho sempre frequentato, sia d'estate che d'inverno, stagione dove la città resta viva e vitale mantenendo la sua propria bellezza. Roseto degli Abruzzi è il comune della provincia teramana con più abitanti (25.871, ISTAT 2025) dopo il capoluogo, Teramo.

La città delle rose è conosciuta soprattutto per il suo amore per il basket, tradizione secolare, che ha visto la sua squadra di pallacanestro militare addirittura in Seria A e partecipare alle competizioni europee. La pallacanestro rosetana vanta anche il più antico torneo di basket della storia, il Trofeo Lido delle Rose, fondato nel 1945, ancor prima della nascita della NBA, il massimo campionato professionistico al mondo, che fu istituito nel 1946.

La città delle rose, un tempo chiamata appunto Rosburgo perché ampia era la sua coltivazione sul territorio comunale, vanta anche un'altra tradizione, quella del gelato, che purtroppo nell'ultimo anno ha visto la chiusura di uno storico produttore, il Bar delle Rose, che improvvisamente ha serrato le sue porte privando la città e la provincia di Teramo del gelato credo più buono al mondo.

Insomma, lunedì mattina nella tranquilla Rosburgo inforco la bicicletta e, prima di recarmi in spiaggia, vado al forno per comprare la pizzetta da consumare dopo il bagno, come mia abitudine. Quindi con pedalata leggera faccio i miei giri e poi raggiungo la spiaggia, poco frequentata quel giorno: negli ultimi anni la città ha sofferto un calo di presenze per via degli alti costi degli affitti, nei mesi di luglio e agosto si arriva anche a 3.000 euro mensili. Ma anche l'incredibile caldo degli ultimi tempi ha allontanato i turisti dal mare dirottandoli verso il Gran Sasso d'Italia e i Monti della Laga in cerca di refrigerio. In buona sostanza, causa l'eccessivo riscaldamento climatico, probabilmente prodotto da un ulteriore assottigliamento della ozonosfera, al mare si va per fare il bagno e poi tornare verso l'interno in cerca di frescura perché fuori dall'acqua, soprattutto la sera, il caldo sulla costa teramana è diventato insopportabile.

Allora, faccio il mio mare come sempre, i miei due bagni e poi mangio la pizzetta del forno, quando dal mio smartphone vedo su Instagram Mario Nugnes, sindaco di Roseto degli Abruzzi, che esprime solidarietà per quanto è appena accaduto in città ma che ciò resta un fatto isolato perché Roseto è una città sicura - ma soprattutto tranquilla, pure troppo, aggiungerei.

All'oscuro di tutto, cerco notizia di cosa sarà mai successo a Rosburgo. All'inizio non trovo nulla. Poi subito compare un comunicato dell'opposizione al governo cittadino che solleva il tema sicurezza, additando a male di tutti i mali il problema extracomunitari (a Rosburgo? mi domando, che ne ospita forse più di un migliaio vicino a dove alloggio, l'ex residence Felicioni, dove non mi è mai successo di registrare nulla di spiacevole).

Quindi arrivano le prime notizie, che più che notizia è il comunicato dei soliti politici, sempre quelli, che attaccano gli extracomunitari. Insomma, piano piano apprendo che un extracomunitario, un subsahariano, ha dato in escandescenze in pieno centro, spaccando macchine e devastando una farmacia - mentre io, ignaro di tutto, giravo di lì in cerca della mia pizzetta.

Ecco, e qui che inizia la cattiva politica e la pessima informazione. La cattiva politica razzista, e la cattiva informazione che non filtra il commento politico. Al che mi accorgo che nessuno si preoccupa di riportare la pura cronaca dei fatti ma solo la scontata polemica politica razzista. Quando riportare la precisa cronaca dei fatti avrebbe aiutato a capire i motivi dell'accaduto - i motivi non sono giustificativi, ovviamente, ma utili alla comprensione del perché un uomo impazzisca di colpo devastando tutto quello che trova sulla sua strada, fortunatamente, in questo caso, senza fare vittime.

Successivamente arrivano suoi social le immagini della devastazione da poco consumata e dell'attore che dice, in strada, mentre fracassa con un pugno il finestrino di una cinquecento che passava sull'incrocio: Perché non ci sta droga in farmacia?

Così, finalmente, si comprende tutto quello che è successo. Un ragazzo tossicodipendente, ventenne, in grave crisi di astinenza, si è recato in farmacia per curare il suo bisogno e, ovviamente, non potendo il farmacista accontentarlo per via del proibizionismo vigente in Italia per gretta ignoranza ideologica, si è visto vittima della distruzione della propria attività, che nessuno risarcirà. Le forze dell'ordine, intervenute prima possibile sul posto, hanno poi immobilizzato il ragazzo che è stato trasportato nel pronto soccorso di Giulianova per le cure del caso.

Il tossicodipendente è un malato cronico, e i partiti tutti, soprattutto quelli razzisti, è ora che lo capiscano, e come ogni malato cronico, va seguito e curato; e ancora di più il tossicodipendente perché la sua malattia crea disordine sociale perché non trattasi di diabete, che uno trova tranquillamente l'insulina in farmacia per salvarsi per esempio; il tossicodipendente, psicologicamente compromesso dall'uso di droghe, dà di matto se non trova di che curare la sua dipendenza, e arriva a fare di tutto pur di avere quello di cui il suo organismo ha urgente bisogno.

Insomma, quel ragazzo non poteva andare né dal farmacista né dal tabaccaio né dal barista per fare fronte alla sua dipendenza: è tutto qui il problema, cari politici razzisti - che Dio, sì, quello dei crocifissi e dei presepi, proprio quello, vi fulmini!

MASSIMO RIDOLFI