Il sipario del Teatro Comunale di Atri si è aperto anche oggi per le prove del secondo giorno della Notte dei Serpenti, con l’atmosfera che è già quella delle grandi occasioni. Il pubblico, arrivato da ogni angolo dell’Abruzzo, ha riempito ogni ordine del teatro, trasformando un semplice momento di preparazione in un atto collettivo di partecipazione culturale.
A dirigere l'orchestra, come sempre, il maestro Enrico Melozzi, anima e motore dell’evento, capace di trasformare la musica popolare in una forza moderna, vibrante, intergenerazionale. Ma il cuore pulsante della giornata è stato il coro, protagonista assoluto di questa fase delle prove, seguito passo dopo passo dal professor Elso Simone Serpentini, che ne cura l’aspetto filologico: testi, dizione, pronuncia, sfumature dialettali. Una vera e propria officina vocale dove tradizione e rigore si intrecciano sotto lo sguardo attento dello storico teramano.
Tra gli ospiti d’onore anche il cantastorie Roppopo, figura simbolica della cultura orale abruzzese, che ha portato con sé racconti, memoria e un’energia contagiosa, capace di unire le generazioni.
Durante la prova, non sono mancati momenti di emozione. Uno in particolare ha scosso l’intero teatro: quando Serpentini ha evocato il ricordo del Teatro Comunale di Teramo, “gemello” architettonico e culturale di quello di Atri, abbattuto senza pietà per far posto a una sede della Standa negli anni del boom consumista. Un momento di commozione sincera, di riflessione collettiva sulla perdita e sull’urgenza di tutelare ciò che resta del patrimonio culturale abruzzese.
«Oggi questo teatro pieno è la risposta a chi pensa che la cultura sia superflua — ha dichiarato Melozzi alla fine della sessione — Qui non si stanno solo preparando canzoni: qui si celebra l’identità di un popolo». Anche il Sindaco di Atri Piergiorgio Ferretti è entusiasta del grande apporto alla cultura fornita da Melozzi nella sua città.
E a giudicare dall’entusiasmo che ha invaso Atri, sembra che la Notte dei Serpenti sia già, ancora una volta, molto più di un evento musicale. È un rito civile, un invito alla memoria, un atto d’amore per l’Abruzzo.