Situazione sempre più incandescente all’interno della Macroarea 5 del Comune di Teramo, dove il clima di tensione e confusione istituzionale sembra aggravarsi di giorno in giorno. Al centro della polemica, ancora una volta, la figura dell’ex portavoce Luigia Ancarani (nella foto), formalmente sfiduciata a seguito delle dimissioni di oltre il 50% del direttivo.
Secondo quanto previsto dallo Statuto, tale soglia comporta lo scioglimento automatico dell’organo. Eppure, nonostante ciò, la Ancarani continua a muoversi come se nulla fosse accaduto, arrivando persino a convocare, ieri, una riunione informale nella "taverna" di un'abitazione privata – quella della professoressa Bonolis – con l’intento di portare avanti un’iniziativa per lo scioglimento ufficiale della Macroarea. Un’azione che molti considerano illegittima, in quanto la ex portavoce, secondo le norme, non ha più titolo per assumere decisioni né per rappresentare l’organismo.
A rendere ancora più tesa la vicenda è la mancata cancellazione dell’assemblea pubblica del 18 luglio, prevista a Santa Maria a Bitetto e ancora formalmente convocata da Ancarani, nonostante la sua decadenza. In molti, tra cui gli ex componenti del direttivo, parlano apertamente di una "campagna elettorale mascherata", portata avanti dalla ex portavoce attraverso un gruppo WhatsApp creato di recente.
In questo scenario confuso e divisivo, il Comune di Teramo – in particolare l’assessora delegata alle Macroaree, Pina Ciammariconi – continua a non intervenire, suscitando il malcontento di cittadini e attivisti che chiedono un’azione chiara e decisa per ristabilire la legalità e procedere con il ritorno al voto.
Nel frattempo, gli ex membri del direttivo, spalleggiati da consulenti e legali, sono pronti a portare la questione all’attenzione dell’ente comunale per bloccare ogni tentativo di sostituzione dei dimissionari con nuovi nominativi, soluzione espressamente non prevista dallo statuto.
Secondo fonti vicine agli ex componenti, la Ancarani starebbe tentando accordi informali con altri eletti della passata tornata per ricostituire il direttivo e mantenere il controllo della Macroarea, ma tali manovre non avrebbero alcun fondamento giuridico.
«La Ancarani deve rassegnarsi – dichiara un ex componente – e il Comune deve fare la sua parte per porre fine a una gestione ormai fuori da ogni regola».
Il futuro della Macroarea 5 resta appeso a un filo, e con essa, anche il modello delle Macroaree cittadine, la cui credibilità e tenuta democratica sono oggi più che mai in discussione.
Elisabetta Di Carlo