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In memoria di una donna che ha fatto della sua fragilità una forza collettiva

C’era chi la descriveva «un po’ farfalla, un po’ sola, un po’ sognatrice».
Ma chi l’ha conosciuta davvero sa che dietro quella delicatezza si celava un coraggio capace di sfidare ogni limite. La sua vita, segnata dalla disabilità, non è mai stata una resa, ma una battaglia quotidiana, trasformata in un esempio tangibile per chiunque l’abbia incrociata.

Non ha mai voluto essere definita dal dolore, eppure ne ha attraversato tanto. Ha scelto invece di essere ricordata per ciò che ha costruito: relazioni, diritti, parole. Come presidente dell’ANIEP, si è battuta senza sosta per i diritti delle persone con disabilità, contro l’inerzia istituzionale, le barriere architettoniche e culturali, la solitudine, l’ingiustizia. Per lei, l’inclusione non era uno slogan: era un’urgenza concreta, quotidiana, reale.

Nel 2021 ha affrontato una delle prove più dure: 41 giorni di ricovero per Covid. Anche allora, con il corpo provato e l’anima stanca, ha scelto di scrivere un libro. Lo ha intitolato Due secondi. Due secondi possono cambiare una vita. Due secondi per perdere tutto. O per ritrovarsi.
Con quelle pagine ha voluto dare voce non solo alla sofferenza, ma anche a una forza che sembrava inesauribile. Un atto di resistenza, di testimonianza, di dono.

Quel libro è diventato anche musica, grazie a una cantautrice che ne ha trasformato le emozioni in canzoni. Lungo le pagine, un QR code consente di ascoltarle: un incontro di linguaggi, un ponte tra silenzio e suono, tra corpo e spirito. A scriverlo Roberta Di Luca, 50 anni. I funerali si svolgeranno lunedi ad Alba Adriatica nella chiesa di Villa Fiore alle ore 10,30. Lascia il marito Antonio ed i figli: Matteo ed Alessio. Screenshot_2025-07-12_alle_13.20.57.png

Non cercava attenzione, ma connessione.
Non chiedeva compassione, ma ascolto.
È riuscita a farsi spazio con delicatezza, a cambiare le cose con determinazione. Chi le è stato vicino sa quanto abbia insegnato: a vivere, a rallentare, a guardare davvero.

Oggi che non c’è più, ci resta il suo esempio. Una testimonianza viva di come si possa essere protagonisti della propria esistenza anche in condizioni che molti ritengono marginali. Lei marginale non lo è stata mai. Era centrale. Era luce.

A lei, farfalla che ha saputo volare anche con le ali spezzate, il nostro grazie più profondo.
A noi, il compito di continuare la sua battaglia. Perché due secondi possano davvero bastare a cambiare le cose.

 Un’operatrice sanitaria, in forma anonima