Leggendo i commenti di questi giorni sotto gli articoli riconducibili alla piccola Alessandra, e alla sua meravigliosa famiglia, ho riflettuto: perché un bambino non può essere felice con due mamme o due papà?
Perché si continua a credere che l’amore debba rispettare uno schema preciso, fatto di stereotipi e apparenze?
Perché si idealizza la “famiglia perfetta”, ignorando che proprio lì spesso si consumano silenzi, ferite, abbandoni e orrori indicibili
Perché c’è chi riversa odio verso ciò che non riesce o non vuole comprendere?
E quei bambini che aspettano per anni, negli istituti, una mamma e un papà… qualcuno si chiede cosa provano?
Non meriterebbero anche loro l’amore vero, quello che non si definisce con un’etichetta ma si dona con il cuore?
L’equilibrio emotivo di un bambino nasce dall’amore, dalla presenza, dalla cura. Punto.
I commenti letti in questi giorni mi hanno ferita. Come donna, madre, figlia.
Questa società così pronta a giudicare, ma cieca di fronte alle proprie contraddizioni, non è quella in cui mi riconosco.
E no, non tiriamoci dentro la religione: l’amore, quello autentico, non ha bisogno di essere giustificato. Solo vissuto.
Ma mi rendo conto che la pagliuzza nell’occhio altrui sia ben più grave della propria trave
Mi rendo conto che la morale in casa propria sia solo un mettere sotto i tappeti la polvere, per non far vedere ai ben ben pensanti che la loro vita di rettitudine cristiana ha molto, ma molto poco.
STEFANIA DI PADOVA