Chiedete a un bambino che prende in mano per la prima volta una racchetta da tennis cosa sogna di vincere da grande. La risposta sarà una e una sola: Wimbledon. E’ il sogno di tutti e lo è stato anche di Jannik Sinner. Un sogno che il tennista italiano ha realizzato, primo italiano nella storia delle 138 edizioni. Wimbledon è il tennis, la tradizione, il prestigio, la gloria, l’onore. Wimbledon è il bianco obbligatorio in campo (come una volta) e dove fino a qualche anno fa si faceva l’inchino. Wimbledon è la coppa d’argento placcata oro con l’anans in cima, il trofeo che resta nel museo dell’ All England Lawn Tennis and Croquet Club perchè al vincitore viene consegnata una copia. Wimbledon è la struttura dove un tennista qualunque, quando vi entra per la prima volta per visitarlo, piange di emozione come se avesse vinto il torneo. Wimbledon è il tempio del tennis con il Royal Box e i reali d’Inghilterra presenti. Wimbledon è il posto dove gli italiani non avevano mai vinto. Dovunque ma non lì.
La maledizione è finita. Sarebbe stato bello se i milioni o di italiani che hanno seguito la finale tra Sinner e Alcaraz in tv, avessero ascoltato la telecronaca di Rino Tommasi e Gianni Clerici (senza nulla togliere alla Pero e Bertolucci). Sarebbe stato diverso, sarebbe stata poesia pura. Tommasi e Clerici, due che il tennis italiano non lo hanno mai abbandonato. Ricordo ancora quando, con emozione, consegnai loro gli accrediti per la partita di Coppa Davis Italia-Bulgaria che, nel 2004, si giocò al C.T. Teramo. Era il punto più basso del nostro tennis, era la Serie C della Davis.
Oggi è un lontano ricordo, fortunatamente, cancellato dalle emozioni degli ultimi anni. Vedere Sinner piangere nell’abbracciare la mamma, e vedere le sue mani tremare quando gli hanno mostrato l’elenco di coloro che hanno vinto i “Champioship’s” con il suo nome in fondo è stato toccante. Wimbledon vale un mondiale di calcio, vale una medaglia d’oro alle olimpiadi e molto altro. Vale la crescita di un movimento, quello tennistico, che negli ultimi anni è tornato agli anni settanta, dopo periodi bui, da notte fonda. Tutto molto bello quello che è successo, avrebbe detto in una telecronaca il grande Bruno Pizzul ma così non è.
Una macchia, anche molto evidente, in quel Royal Box c’è stata. Una macchia dovuta a una assenza pesante. Sinner ha vinto per se stesso e per l’Italia, ha fatto gioire gli italiani, ha scritto la storia del tennis nazionale ma l’Italia che conta a Wimbledon non c’era. Le inquadrature al Re di Spagna Felipe VI si sprecavano, d’altra parte in campo c’era Alcaraz, ma nessuna inquadratura poteva immortalare un rappresentante dell’Italia che conta, semplicemente perchè non c’era. Già, le istituzioni italiane hanno snobbato l’evento.
Non c’era il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non c’era la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, non c ‘era il Ministro dello Sport Andrea Abodi, non un vice ministro, un sottosegretario o un parlamentare semplice, non c’era il neo presidente del CONI Luciano Buonfiglio. Non è dato sapere nemmeno se ci fosse il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Arno Kompatscher. La domanda, semplice, è: perchè? Possibile che nessuno ha trovato il tempo, in una domenica di luglio, di prendere un aereo di Stato e fare una puntata a Londra per rientrare subito dopo? Nessuno ha tenuto conto che lì, lo sport italiano, poteva scrivere una pagina importante? Hanno mancato l’appuntamento con la storia con la S maiuscola. L’unica autorità era il Presidente della FITP Angelo Bianaghi che, per il lavoro svolto in questi anni, meritava questa vetrina. Ci mancano tanto Tommasi e Clerici, è vero, ma mai, come in questo caso, ci manca tantissimo Sandro Pertini che, dalla tribuna d’onore del Santiago Bernabeu, 43 anni fa, dopo il gol di Altobelli nella finale mondiale con i tedeschi, si alzava e gridava: “Non ci prendono più, non ci prendono più”. Grazie Sinner per la gioia che hai dato agli italiani. Grazie per aver fatto di un sogno irrealizzabile una realtà. Grazie a nome del tennis italiano.
Alfredo Giovannozzi