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Egregio direttore,
mi rivolgo a lei per esternarle quello che non è un semplice disappunto ma una vera e propria indignazione. Faccio riferimento alla manifestazione "Giochi senza barriere" e al disgustoso corollario di atteggiamenti d'occasione che attorno ad essa vedo esibire da parte di chi rincorre sempre e solo una pelosa visibilità. Le foto coi sorrisi ad arte, lo dicono e le parole scontate e finte del dopo-evento, lo testimoniano.
La premessa indispensabile è che sono genitore di un ragazzo disabile e pertanto levo la mia voce con assoluta cognizione e pieno diritto.  Ecco perché trovo i sorrisi artefatti e le pose paraculo in chi coglie l'occasione di un giorno mentre ignora totamente la condizione degli altri 365. Capisco che il riferimento alle istituzioni sia passaggio inevitabile da parte degli organizzatori ma non posso guardare e ascoltare tutta questa ipocrisia, senza provare repulsione per chi usa la disabilità come un trofeo, per chi si ricorda della diversità quando ha da riempire la propria pagina Facebook, per chi nulla ha fatto e nulla farà (ad eccezione dell'ordinario imposto dalla normativa). Per carità, la manifestazione ha un suo indiscutibile e prezioso significato ma trovo che la bellezza dei ragazzi che si scontrano e incontrano in tale serata, venga oltraggiata dalla falsità,  dai discosi acchiappa-sentimenti (e perciò voti, nelle intenzioni vere), dalle pose sdolcinate e perciò invereconde degli "inclusivi" d'occasione.
Molto ci sarebbe da dire, caro direttore, anche sulla terribile parola"inclusione", approdo autoassolutorio di chi in tal modo manifesta una vergognosa concessione. Ma non è  per questo che ora le scrivo,rimandando ad altra occasione questo argomento. In tal senso,  confido nella sua sensibilità, ricordandola anni fa direttore di un periodico la cui ragion d'essere era proprio quella della disabilità (per una curiosa coincidenza intitolato proprio "Senza barriere") e auspico pertanto un approfondimento di tali temi del quale vorrà farsi interprete.
Per chiudere, mi conceda la banalità di uno slogan: "giù le mani dai disabili e dalla disabilità". Lasciateli giocare in piazza e voltatevi dall'altra parte. Come fate sempre, ogni giorno.

Lettera firmata