Tornare dalle vacanze con la mente ancora tra mare e relax? A Teramo è impossibile. C’è chi, invece delle foto ricordo, si è trovato ad aspettarlo un avviso di atto giudiziario. Peccato che il Comune, in un lampo di genio amministrativo, non si affidi a Poste Italiane ma a un operatore privato: risultato, la famiglia teramana ha dovuto farsi un pellegrinaggio fino a Mosciano per ritirare la tanto attesa “sorpresa". E sorpresa è stata davvero: una multa per aver sforato l’orario del parcheggio a pagamento. Ma sforato di quanto? Non si sa. Nel verbale non è indicato. Mistero degno di “Chi l’ha visto?”. Per scoprire i dettagli, occorre passare attraverso QR code, SPID e una caccia al tesoro digitale. Insomma, una specie di escape room burocratica. Alla fine, con la pazienza di santi e la rassegnazione di contribuenti, la famiglia decide di pagare. La multa è chiara: 55 euro se saldi subito, 74 se aspetti più di cinque giorni. Fin qui, tutto normale. Ma al momento del pagamento, colpo di teatro: i 55 euro diventano magicamente 70. Come? Perché? Nessuno lo sa. Forse un algoritmo dispettoso, forse un bug, forse una tassa segreta per chi osa parcheggiare in città. La famiglia, pur di chiudere la questione, paga. Ma il commento è lapidario: «Sarebbe stato più conveniente lasciarla direttamente in divieto di sosta… la prossima volta faremo così». E come dare torto a chi si trova a fare i conti con un sistema dove parcheggiare costa più della benzina, e dove la multa diventa un lotto al buio, tra rincari misteriosi e notifiche spedite a chilometri di distanza. La gestione dei parcheggi a pagamento a Teramo, continua ad essere una ferita aperta, se non come in questo caso una specie di trappola a cielo aperto che un servizio. Nel frattempo, ai cittadini non resta che la scelta: pagare, arrabbiarsi… o parcheggiare direttamente in divieto, tanto a conti fatti conviene.