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A 17 anni dall'ultima edizione prima del sisma 2009, il rito del Fuoco del Morrone è tornato nel cuore del centro storico dell'Aquila dando ufficialmente il via alla Perdonanza Celestiniana. La fiaccola ha raggiunto Palazzo Margherita per l'apertura ufficiale delle celebrazioni. Il passaggio finale è stato affidato a Mario Centi, storico portatore del Fuoco, che ha consegnato la torcia al sindaco Pierluigi Biondi. Subito dopo è stato acceso il Tripode della Pace, nel ricordo di padre Quirino Salomone, ex rettore della Basilica di Collemaggio, divenuto punto di riferimento spirituale della Perdonanza moderna fino alla sua scomparsa, nei mesi scorsi.
"È un ritorno alle origini, secondo la tradizione reintrodotta nel 1983 dall'allora sindaco Don Tullio De Rubeis". Così il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi ha commentato l'accensione della fiaccola del Morrone da Piazza Palazzo in occasione della 731/a Perdonanza Celestiniana.
"Un modo per testimoniare la capacità della città di sapersi reinventare quando serve - ha aggiunto - e di saper recuperare l'originalità quando le condizioni lo permettono. Tornare nella piazza che ospita il Palazzo di città significa rimettere al centro il luogo della sovranità popolare, della democrazia, della comunità”. Biondi ha poi sottolineato la connessione tra la Perdonanza e la designazione dell'Aquila come Capitale italiana della cultura 2026: "È un binomio importante, un volano per la città. Questo è l'anno giubilare: tra il Giubileo dei Giovani e i visitatori prenotati, ci sono state finora oltre 25.000 presenze nella basilica di Collemaggio. La Perdonanza è la festa più importante del territorio e un grande preludio a ciò che ci attende nel 2026”. Il primo cittadino ha poi risposto a una domanda in merito alla possibilità che papa Leone XIV fosse chiamato aprire la Porta Santa in un'edizione futura, così come è stato per Papa Francesco nel 2022. "Sicuramente, la sua scelta di indossare la casula e i paramenti liturgici donati a Papa Francesco proprio a Collemaggio nella sua prima celebrazione liturgica è di buon auspicio - ha concluso - ci auguriamo che non si debba aspettare altri 700 anni per ospitare qui un nuovo pontefice".