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La Asl 1 Abruzzo è stata condannata al pagamento di oltre mezzo milione di euro per i gravi errori commessi dai medici dell’ospedale di Avezzano nei confronti di un paziente marsicano ultrasettantenne. La sentenza del tribunale parla chiaramente di «imperizia, imprudenza e negligenza» da parte dei sanitari, che non avrebbero garantito cure adeguate e tempestive. La vicenda risale al settembre 2019, quando l’uomo, già in cura per un carcinoma alla vescica, si recò al pronto soccorso per forti dolori addominali. In quell’occasione fu dimesso senza approfondimenti diagnostici. Tre giorni più tardi, con dolori peggiorati, tornò in ospedale tramite il 118: solo allora gli venne riscontrata una perforazione da diverticolite, già diagnosticabile in precedenza, che rese necessario un primo intervento d’urgenza. Le complicanze non tardarono ad arrivare. Dopo pochi giorni dalla prima operazione, il paziente segnalò cattivo odore proveniente dalla ferita chirurgica: sintomo di un’infezione in atto che fu confermata solo successivamente. Il 6 e il 18 ottobre subì due nuovi interventi per rimuovere porzioni necrotiche dell’intestino. Nonostante i tre interventi, le condizioni cliniche non migliorarono e l’uomo fu dimesso solo il 17 gennaio 2020, dopo quasi quattro mesi di ricovero. Oggi il paziente, un uomo sportivo, appassionato di moto e di escursioni, vive con gravi limitazioni: è costretto a deambulare con un bastone, a seguire una dieta rigida e a convivere con dolori cronici e difficoltà a dormire. La perizia ha stimato un danno biologico permanente pari al 60%. Alla luce di queste valutazioni, il tribunale ha condannato la Asl 1 al pagamento di 485.825 euro di risarcimento, oltre a oltre 10mila euro di spese processuali.
Foto elaborazione AI