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sequestro_sostanza_stupefacenti_carabinieri_montesilvano.jpgLa flessibilità del rider applicata allo spaccio: rapidi, sempre disponibili e con mezzi forniti dai “datori di lavoro” quando necessario. È così che si muoveva la rete di giovani pusher sgominata dai carabinieri dopo quasi un anno di indagini, un’organizzazione che aveva trasformato la consegna a domicilio in un modello criminale capillare. Tre nuove misure cautelari si aggiungono a quelle già eseguite lo scorso luglio: due giovani di origini tunisine residenti a Pescara e un montesilvanese sono finiti nel mirino della giustizia. Per uno degli stranieri è scattato l’obbligo di dimora, mentre gli altri due sono stati trasferiti in carcere. Le indagini hanno portato alla luce un traffico ben strutturato, ramificato su tre province, con le consegne che si spingevano da Ortona fino a Teramo. Proprio quest’ultima città emerge come uno dei terminali della rete, segno della vastità del sistema e della sua capacità di penetrazione nel territorio abruzzese. Gli investigatori hanno ribattezzato l’operazione “Rider” per il ruolo centrale dei giovanissimi corrieri: due ragazzi di 17 anni, oggi affidati a una comunità, che avevano trasformato la distribuzione delle sostanze in una routine quotidiana. Gli ordini viaggiavano su Telegram, con cataloghi digitali corredati da descrizioni e immagini della merce. Il bilancio parla da sé: circa due chili di marijuana sequestrati in un primo arresto, un deposito con involucri compatibili con 40-50 chili di stupefacenti di diverso tipo e, soprattutto, un giro d’affari da decine di migliaia di euro. Uno dei minorenni, tra agosto e ottobre 2024, ha preso parte ad almeno 90 cessioni per un totale di oltre 22 chili di droga, garantendo ricavi vicini ai 51mila euro. Le regole del gruppo erano ferree: in caso di controlli, i ragazzi dovevano consegnare ogni documento agli organizzatori e, se accompagnati dagli adulti, dichiararsi semplici autostoppisti. Un meccanismo che ha reso l’indagine complessa, ma che non ha impedito agli inquirenti di ricostruire i movimenti e i volumi del traffico. Ora, mentre i tre arrestati restano a disposizione dell’autorità giudiziaria, per i due minorenni è già fissata la prima udienza con rito immediato all’Aquila. Intanto resta l’allarme: il modello dello “spaccio a domicilio” continua a dimostrare la sua pericolosa capacità di adattamento, con Teramo sempre più coinvolta nei percorsi della droga che attraversano l’Abruzzo.