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anas 10 19 25La condanna in sede penale non chiude la storia giudiziaria che coinvolge un ex capocantoniere Anas della provincia di Teramo. Dopo il verdetto definitivo, infatti, si apre anche il fronte contabile: la procura regionale della Corte dei conti ha chiesto che venga risarcito il danno provocato all’azienda statale, quantificato complessivamente in 22mila euro. L’uomo, 66 anni, all’epoca incaricato della vigilanza su vari tratti stradali, avrebbe chiesto soldi a imprenditori in cerca di autorizzazioni per nuovi accessi o per installare insegne lungo l’Adriatica. Secondo gli investigatori, si trattava di un sistema consolidato, basato su richieste di denaro in cambio di accelerazioni burocratiche o pareri favorevoli. A far emergere tutto fu la segnalazione di un imprenditore che, stanco delle pressioni, si rivolse alle forze dell’ordine prima di incontrare l’addetto Anas. L’appuntamento, monitorato grazie a una microspia, confermò sospetti e accuse. Per quell’episodio scattarono gli arresti domiciliari e si arrivò poi al processo concluso con condanna definitiva. La Corte dei conti ritiene ora che, oltre al danno economico diretto legato alle somme percepite indebitamente, l’ente pubblico abbia subito un pregiudizio d’immagine rilevante. Secondo la procura contabile, il comportamento del sorvegliante ha compromesso la credibilità di Anas, esponendola a una ricaduta negativa amplificata dalla diffusione della vicenda giudiziaria. La richiesta di risarcimento – 2mila euro per il danno d’immagine e 20mila euro per quello reputazionale complessivo – verrà ora valutata nel procedimento davanti alla magistratura contabile, che deciderà se e in quale misura l’ex dipendente dovrà rifondere l’azienda.